Bagnoli Irpino, il tartufo nero aiuta il Pil

Claudio Mazzone - Corriere del Mezzogiorno

Dopo due anni di stop torna, negli ultimi weekend di ottobre, la sagra del Nero di Bagnoli Irpino, il tartufo simbolo di un territorio. “La nostra è una delle sagre storiche dell’Irpinia dice Giovanni Nigro, giovane giornalista tra gli organizzatori dell’evento. “Per tutta la filiera del tartufo, dalla cavatura alla trasformazione, quest’evento rappresenta una vetrina Importante che apre occasioni di mercato. E un’iniziativa fondamentale per i nostri giovani che con gli stand possono innovarci attraverso la sperimentazione e la rivisitazione delle ricette tipiche. Certo, specifica Nigro, la sagra non sarà una risposta completa ad un fenomeno complesso come lo spopolamento ma è un’occasione per chi vuole restare”.

Che l’enogastronomia possa essere la base dello sviluppo economico di questo tenitorio lo certifica il successo e i weekend da tutto esaurito registrati in questi anni sull’altopiano del Laceno di Bagnoli, nonostante la chiusura degli impianti sciistici per manutenzione. Questa montagna è diventata una meta obbligatoria per chi vuole scoprire il sapore del tartufo, con ristoranti che sono entrati nella cultura popolare di tutta la regione, come Il Fauno, dove l’architrave del menu è il Nero di Bagnoli che, con il suo sapore e il suo profumo, è il protagonista di ogni piatto, dall’antipasto al dolce. Un prodotto ormai riconosciuto a livello internazionale per le sue qualità organolettiche.

“In totale in Italia ci sono nove tipi di tartufo commestibili, due bianchi e sette neri, spiega Giuseppe Caputo, Presidente dell’Associazione Tartufai monti Picentini che raccoglie circa 80 cavatori. Il Nero di Bagnoli è uno dei tre con denominazione di origine territoriale e già questo ci dice molto sulla qualità del nostro prodotto. D’altronde il tartufo per la nostra comunità è qualcosa di prezioso anche in termini di Pil. La filiera enogastronomica di questo prodotto è ormai robusta, basti pensare – sottolinea Caputo – che con la sagra arrivano 200 mila visitatori, per un giro d’affari, di circa 2 milioni di euro a dimostrazione di come il tartufo faccia bene a tutto il territorio”.

Il Nero di Bagnoli è degustato in tutto il Mondo e questo grazie ad un’opera continua e tenace di promozione e valorizzazione del prodotto. Abbiamo portato il nostro tartufo all’Expo di Milano, abbiamo ottenuto dall’Unesco il riconoscimento della “cerca e cavatura del tartufo italiano” come patrimonio dell’umanità, nel 2004 una ragazza di Bagnoli con l’insalata di tartufo alla bagnolese, una ricetta storica, ha vinto il primo premio al Tartufest di Bologna. Io in prima persona giro le scuole per far conoscere la storia del nostro tartufo che è lunga, calcolando che già nel 1736 ad Alfonso di Borbone in visita ad Avellino gli fu regalato un Cesto cli tartufi di Laceno. Tutto questo ha fatto conoscere questo prodotto aprendo la strada anche ad altre eccellenze. Abbiamo uno spopolamento micidiale e l’enogastronomia, l’agricoltura di qualità, lo sci e le bellezze naturali se messe a sistema possono creare lavoro ed evitare che i ragazzi se ne vadano”.

Claudio Mazzone – Corriere del Mezzogiorno 26-09-2022

 

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