Black Floyd, storia di un retaggio razziale mai superato

di Alejandro Di Giovanni

La storia dell’umanità è attraversata, fin dall’alba dei tempi, da infiniti rigagnoli dove da sempre scorre il predominio dell’uomo sull’altro uomo. La sopraffazione umana fratricida ha varie connotazioni: razziali, etniche, sociali, economiche, religiose, culturali. L’uomo, in millenni, è arrivato a conquiste impressionanti nel campo scientifico, tecnologico, medico, ingegneristico, di benessere, di diritti, di democrazia.

Ma la misura dell’uomo è data dalle conquiste, dalle invenzioni e dalle scoperte, o piuttosto dalla sua moralità, dalla sua etica, dalla sua condotta? Se domani arriviamo su Marte col teletrasporto, e lo stesso giorno un nero muore solo perché nero per mano di un bianco, o un altro nero muore di fame in Africa o annegato nel Mediterraneo, siete sicuri che quello sarà un altro grande passo per l’umanità?

L’uomo senza i valori del rispetto, dell’uguaglianza, dell’etica, non avrà mai raggiunto nulla se non parte prima da sé, dalla conquista dei principi cardini umani. Tutto il resto è vanagloria, narcisismo, opulenza che si perpetra a discapito di altri mondi divisi in un podio: primo, secondo, terzo. Il primo scappa, non si volta indietro per due motivi: primo per non sentirsi in colpa, se non vede non può avere rimorsi; secondo, se ti guardi indietro, rischi di essere raggiunto o, peggio, essere superato.

Storie di mondi nel mondo, e in questi mondi altri mondi dove ogni giorno si consumano ingiustizie, perché questi mondi al loro interno non sono per nulla omogenei. “I can’t breathe”, non riesco a respirare, lasciatemi, è il grido di dolore soffocato di George Floyd sul quale si recita il rosario d’odio dell’uomo sull’uomo, dove si corrode e si sgretola tutta la magnificenza e la gloria dell’uomo che potrà anche volare e dominare l’universo sazio e soddisfatto, ma vagherà perpetuamente senza meta perché non ha realizzato se stesso, vagherà senza essere mai stato uomo.

La conquista più difficile e più lontana dall’essere raggiunta non è spaziale, tecnologica, scientifica, è di civiltà, è di giustizia, umanità, uguaglianza, solidarietà, rispetto. Se gli Usa oggi fanno collezione di primati e di successi da superpotenza mondiale, e contemporaneamente “soffocano” neri, indiani, ispanici, minoranze ed emarginati, allora quella superpotenza non ha nulla a che vedere col modello di società ideale da realizzare, anzi, è dall’altra parte che bisogna andare, verso gli altri, voltandosi indietro e non solo aspettare, ma andare incontro per proseguire tutti insieme, arrivare tutti primi, perché se qualcuno arriva dopo, abbiamo perso tutti, per quanto lontano possiamo andare e qualsiasi meta raggiungere. Un solo e grande respiro, quello della Terra, quello di tutti gli uomini, quello di George che echeggia e risuona, morto nel 2020 perché privato di aria, perché nero, Black Floyd. Voleva solo poter respirare, null’altro: di aria ce n’è, di acqua ce n’è, di cibo ce n’è. Manca come sempre l’eterno incompiuto, l’uomo.

Alejandro Di Giovanni

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