From river to sea, Palestine will be free! (Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera!)

di Simona Vittoria Frasca

Molti in questi ultimi giorni si lavano le mani dichiarando che questa sia una questione complessa, che è quasi impossibile prendere una parte. Pura e sprezzante ignavia. Molti altri invece una posizione l’hanno presa eccome. Chi da una parte chi dall’altra. Tuttavia in questo momento non voglio ancora giudicare quale delle due parti sia nel giusto o nel torto. Almeno non ancora.

Ora vorrei semplicemente raccontare alcuni aneddoti magari per meglio capire perché l’attuale situazione non è affatto complicata. Lo stato di Israele non è esistito da molto, i miei nonni erano già vivi da un po’ quando in Palestina si ebbe la creazione di questo nuovo paese. Tuttavia, la presenza di ebrei nel territorio palestinese si attesta a molto prima alla nascita del loro stato.

I primi flussi migratori avvennero dalla fine dell’800, allora erano ancora in pochi e vennero accolti dalla popolazione locale; i palestinesi sono conosciuti ovunque per la loro squisita accoglienza, non avrebbero potuto fare altro. Durante il corso dei primi anni del ‘900 i flussi migratori si intensificarono, creando delle vere e proprie colonie. Si ebbe un’ulteriore accelerazione del fenomeno dopo la Prima Guerra Mondiale, dopo che gli israeliani combatterono al fianco degli inglesi contro gli ottomani.

Proprio qui, dopo la caduta dell’Impero ottomani si ha la svolta. Francia e Gran Bretagna si fanno carico del compito di “vegliare” sui vecchi possedimenti dell’Impero. La Gran Bretagna accoglie il doveroso impegno di vegliare non solo la Palestina, ma anche in altri Paesi del Medioriente. I britannici sono favorevoli alla creazione di dei veri e propri focolari ebraici nel territorio palestinese, in fin dei conti perché non dovrebbero.

Ad alimentare la causa arriva la Seconda Guerra Mondiale con la Shoah, da allora milioni di ebrei si sposteranno in Palestina, la cosiddetta “terra promessa”, per trovare un po’ di pace. Nel mentre però, sembra che un po’ tutti si siano dimenticati che quelle terre non erano affatto desolate; i palestinesi stavano man mano perdendo tutti i loro territori. D’altronde i detentori del mandato non si sarebbero mai aspettati che l’occupazione delle terre sarebbe potuta essere una cosa spiacevole.

Le tensioni tra le due parti si fa sempre più alta, gli inglesi non riescono più a tenere la calma e decidono tranquilli di abbandonare il campo nel 1947, lasciandosi il caos dietro. Gli israeliani non perdono tempo e il 14 maggio 1948 nacque lo Stato di Israele. Da lì iniziò la fine della normalità per milioni di persone. Da lì inizia l’occupazione abusiva delle terre palestinesi da parte di Israele. Inizia la confisca delle terre, la discriminazione e il regime di terrore in cui i palestinesi saranno costretti a vivere per gli anni a venire.

Inizia l’apartheid della gente palestinese nella propria terra, le persone che una volta avevano accolto con tanta allegria gli avevano voltato le spalle, anzi li avevano pugnalati alle spalle. Fino ad oggi, 2023, si sono susseguiti per i palestinesi 75 anni di inferno. Una semplice cartina spiegherebbe tranquillamente come la situazione si sia evoluta. Più di 35.000 palestinesi morti.

Ad oggi la popolazione del territorio di Gaza è di 2 milioni di anime, la cui la maggioranza sono bambini e ragazzi al di sotto dei 18 anni. Anzi no, mi correggo. Dopo il 7 ottobre, quando Hamas ha attaccato Israele, quest’ultimo ha ammazzato 10.000 palestinesi. In meno di un mese sono stati uccisi, secondo le stime, 10.000 palestinesi: donne, ragazzi, bambini e neonati. Dal 7 ottobre, in maniera ancora più massiccia, l’IDF ha bombardato la popolazione civile senza ritegno, puntando zone residenziali, ospedali e ambulanze.

Da allora Israele ha tagliato le forniture di acqua, elettricità e di aiuti alla popolazione già provata dai bombardamenti; mentre sui social si può assistere al vergognoso spettacolo di molti cittadini israeliani che prendono in giro i palestinesi per le loro condizioni e festeggiano per ogni missile mandato a Gaza. Tuttavia, ai curiosi che si sono interessati della questione palestinese queste non sono affatto nuove. Da anni questo stato presieduto da un governo di estrema destra continua ad uccidere, torturare e privare di ogni diritto i palestinesi, in barba ad ogni legge internazionale con la complicità della maggioranza dei paesi occidentali, capitanati, senza nessuna sorpresa dall’esportatore di democrazia per eccellenza aka USA.

Basti leggere le molteplici dichiarazioni dei politici israeliani per capire che alla base di tutto non vi è una questione religiosa, bensì gli interessi di quelli che sono a tutti gli effetti sionisti. Soggetti che fanno ribrezzo a tutta la comunità mondiale ebrea. Perché c’è anche da ricordarsi che l’essere ebreo non significa l’essere sionista e supportare il genocidio in atto in Medioriente. C’è in me molta rabbia e incredulità nel notare la facilità con cui gli Stati occidentali riescano a voltare la faccia dinanzi alla tragedia in atto in Palestina, dinanzi ai crimini di guerra di Israele. È oltre sì orripilante notare come i discorsi che sono stati utilizzati per l’Ucraina, qui non vengono affatto usati.

Non è difficile prendere parte in questo contesto, a mio avviso basterebbe solo un po’ di buon senso e una sfogliata nei libri di storia. Soprattutto basterebbe un po’ di umanità nel vedere bambini, ragazzini venir privati del diritto di poter avere un’infanzia spensierata, di poter vivere in generale; nel vedere madri che piangono su piccolissimi corpi ricoperti di bianco. E se guardando in alto, trovo solamente vigliacchi incapaci di tagliare il guinzaglio tenuto dai soliti prepotenti; guardandomi attorno sento un barlume di speranza e di orgoglio nell’essere testimone di milioni di persone in tutto il mondo che si uniscono per mostrare solidarietà e gridare di non voler più rimanere sotto la cupola voluta dai governi.

In sintesi, per schierarsi dalla parte giusta basterebbe semplicemente un po’ di umanità, una veloce lettura di qualsiasi libro di storia e una spruzzata di coraggio.

Simona Vittoria Frasca

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