Il privato è politico

di Luciano Arciuolo

Dal 6 al 20 novembre di quest’anno, a Sharm el-Sheikh, in Egitto, si è svolta la Cop 27, cioè la 27.ma Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Hanno partecipato alla Conferenza ben 197 paesi di tutto il mondo, ognuno con una propria delegazione, spesso anche numerosa.

Per la verità la Cop 27 è risultata piuttosto deludente, visto che l’unico impegno che i partecipanti hanno assunto è stato quello di aiutare finanziariamente i paesi che, pur non essendo per niente responsabili dei cambiamenti climatici (perché troppo piccoli o perché le proprie emissioni di anidride carbonica sono irrisorie), sono quelli che maggiormente ne subiscono le conseguenze, come alcuni stati dell’area tropicale che rischiano di sparire, sommersi dall’aumento del livello degli oceani.

Ma qui voglio parlare di un’altra cosa.  I rappresentanti delle varie nazioni, soprattutto di quelle più ricche, hanno pensato bene di raggiungere Sharm el-Sheikh con aerei privati. In questo modo hanno prodotto una quantità di anidride carbonica (responsabile dell’aumento di temperatura) pari a quella prodotta da quasi ventimila europei in un anno!

Come se uno volesse cominciare una dieta mangiando, tutta in una volta, una torta intera o tre chili di pasta.

Bene, nella attuale situazione di disastro climatico globale, nella quale se io inquino troppo non provoco problemi solo a me stesso ma al mondo intero, non è più possibile pensare di essere liberi di comportarsi come si crede. Vivere nel lusso più sfrenato, ad esempio, significa consumare una quantità enorme di beni, di acqua, di aria e di terra che non può che far male alla Terra e all’umanità intera. Persino lasciare un mozzicone di sigaretta per strada significa condizionare, magari involontariamente, la vita di altre persone per decine se non centinaia di anni.

Il nostro stile di vita, in poche parole, non è più un fatto che riguarda solo noi stessi, ma il mondo intero.

Ora: “Il privato è politico” era uno slogan di moda nella seconda metà degli anni “70 del secolo scorso, ed era un modo per dire, sostanzialmente, che non si può predicare bene e razzolare male nella propria vita privata. Certo, quasi cinquanta anni fa la “privacy” non era ancora un totem o un limite invalicabile, ma oggi la questione climatica, l’aumento delle temperature, l’inquinamento delle acque, del terreno e dell’aria, ci spingono indiscutibilmente a rispolverare quello slogan e a confrontarci continuamente con esso.

Il pianeta sul quale abbiamo la fortuna di abitare non l’abbiamo ereditato dai nostri padri, no. Come dicevano i nativi americani, l’abbiamo avuto in prestito dai nostri figli e ad essi abbiamo il dovere di consegnarlo così com’era quando siamo nati. Altrimenti, come è giusto che sia, le generazioni future avranno tutto il diritto di “torcere il viso da noi”.

Luciano Arciuolo

(da Fuori dalla Rete Natale 2022, anno XVI, n. 5)

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