“La danza è bellezza dell’anima”. Intervista al coreografo e ballerino Mattia Russo

La danza per Mattia Russo è l’essenza della sua vita, dedizione e studio lo hanno portato ad affermarsi nel mondo dello spettacolo nonostante la giovane età. Ha ancora  tanta voglia di sperimentare e mettersi in gioco in nuovi progetti, continuare a tenere viva questa passione che lo porta in giro per il mondo.  Nonostante una vita sempre in viaggio, non ha dimenticato Bagnoli, qui ha gli affetti più cari e continua a seguire con attenzione le vicende del suo paese natale.  A Mattia Russo auguriamo di realizzare tutti i suoi sogni e lo ringraziamo per averci concesso questa intervista. Buona lettura. (GT)

Iniziamo dal principio, quando è nata la passione per la danza? E quando ha deciso di diventare un ballerino professionista?

La passione per la danza nasce dal desiderio intrinseco di esprimersi attraverso il movimento. Ricordo che da bambino ballavo nelle feste di paese appena sentivo la musica, ero attratto dalla musica dal teatro, ricordo con il gruppo giovani di Bagnoli. Poi a 11 anni è arrivata la possibilità di fare sul serio e di andare a studiare a Roma all’Accademia Nazionale di Danza, che mi ha permesso di studiare professionalmente e mi ha indirizzato in questo mondo, attraverso la formazione e le esperienze di palcoscenico e questa grande passione per la danza e il teatro. La decisione di diventare un danzatore professionista spesso segue anni di dedizione, studio e impegno per perfezionare le abilità necessarie.

Nonostante la giovane età la sua carriera è già intensa e ricca di successi, in questi anni ha ricevuto riconoscimenti importanti come il Premio Fedora. Come la fa sentire tutto questo? Se lo aspettava?

Diciamo che questo premio è stato una grande sorpresa per me, ma è arrivato in un buon momento professionale, come un riconoscimento di tutti i sacrifici e del duro lavoro fatto in questi anni. Prima la carriera da danzatore e ora da direttore e coreografo. C’è ancora molta strada da fare, ma questo premio e gli altri ricevuti mi danno forza e voglia di continuare, in un mondo, quello dello spettacolo, molto difficile e pieno di competizione.

Qual è il lavoro che le ha dato più soddisfazione e quale invece il rimpianto più grande dal punto di vista artistico?

Non c’è un lavoro in particolare che mi abbia dato più soddisfazione. Diciamo che gli ultimi progetti svolti, sia per la mia compagnia KOR’SIA che per altri teatri internazionali e teatri prestigiosi in tutto il mondo, rappresentano un grande motivo di soddisfazione. In realtà, non ho rimpianti artistici.

Con Antonio De Rosa avete fondato la compagnia Kor’sia a Madrid. Cosa vi ha portato lì?

Con Antonio, anche lui campano, originario di Castellammare di Stabia (NA), ci conosciamo da quando avevamo 14 anni. Ci siamo incontrati a Roma all’Accademia Nazionale di Danza e successivamente al Teatro alla Scala di Milano, dove ci siamo diplomati. Siamo come fratelli e insieme abbiamo lavorato come interpreti nella compagnia Nazionale a Madrid per otto anni. La Spagna ci è piaciuta molto, è molto simile all’Italia. Da qui è nata a poco a poco anche la passione per la coreografia, e abbiamo deciso di creare una compagnia tutta nostra, insieme a Giuseppe D’Agostino, anch’egli italiano. Così, senza accorgercene, sono passati dieci anni.

 

Il suo lavoro la porta a girare il mondo e a poter confrontare differenti realtà. Quali sono le positività e le negatività dell’Italia rispetto ad altri Paesi?

Si sono sempre in giro, (Giappone, Cina, America, Francia, Germania, Israele, Panamá) e questo mi permette di conoscere tante culture diverse ed imparare cose nuove. L’Italia è un bel paese, ma lavorarci non è semplice. Ha una burocrazia complessa e talvolta una struttura lavorativa che potrebbe essere percepita come meno flessibile rispetto ad altri paesi. L’Italia è una ricchezza culturale, con l’arte, la storia, il cibo delizioso e paesaggi mozzafiato, famosa per la sua bellezza e la sua influenza culturale nel mondo. Tuttavia, non si prende abbastanza cura di questa arte e degli artisti. Ho tantissimi colleghi e amici che sono dovuti andare via dall’Italia perché non c’è lavoro, non ci sono opportunità. A me piace tornarci e ci torno spesso; il nostro lavoro è spesso presente in Italia, e un giorno mi piacerebbe tornare a viverci. Non so dove né quando, ma si vedrà.

Nella formazione e nello sviluppo della sua personalità e a livello professionale, quanto e in che modo hanno inciso l’ambiente geografico e sociale di Bagnoli?

Nella mia formazione e nello sviluppo della mia personalità, così come a livello professionale, l’ambiente geografico e sociale di Bagnoli ha avuto un impatto significativo, penso. Solitamente, credo che l’ambiente geografico e sociale giochi un ruolo fondamentale nella formazione della personalità di un individuo. La cultura locale, le tradizioni, la comunità e l’accesso a opportunità educative possono plasmare le esperienze di vita e favorire la crescita personale. Personalmente, ritengo che il mio essere cresciuto in un piccolo paese di montagna, a stretto contatto con la natura e vicino alla mia famiglia, senza l’influenza dei videogiochi e giocando liberamente per le strade “Al Casalicchiu”, abbia sicuramente favorito e stimolato la mia creatività. Assolutamente. Le attività come la raccolta delle castagne, la vendemmia dell’uva e le scampagnate in montagna, le feste religiose, le sagre, la raccolta della legna, hanno influenzato diversi aspetti della mia vita, contribuendo a formare la persona che sono oggi.

Ha lasciato Bagnoli da giovanissimo e oggi è un artista affermato, sarà più difficile tornare presto in paese, sfruttando magari le sue competenze per migliorarlo e aiutarlo nella crescita?

Sì, ho lasciato Bagnoli all’età di 11 anni, e ormai penso di non essere più in grado di vivere in un piccolo paese. Sicuramente continuerò a mantenere il mio legame e a tornarci sempre, e in futuro, perché no, potrei anche contribuire alla crescita culturale di Bagnoli per le nuove generazioni che verranno. Per me, la cultura e l’arte sono elementi fondamentali di una società che vanno ben oltre l’intrattenimento. Svolgono un ruolo essenziale nella formazione delle identità, nella costruzione di relazioni significative e nel progresso complessivo della comunità. Sono convinto che, anche se fisicamente lontano, il mio cuore sarà sempre legato alle radici culturali e alle esperienze che ho vissuto a Bagnoli.

Visto da lontano qual è la tua percezione sullo stato di salute di Bagnoli?

Penso che Bagnoli da anni, stia attraversando un momento difficile, con la diminuzione della popolazione, l’invecchiamento della comunità, la mancanza di opportunità di lavoro e la migrazione dei giovani verso le città più grandi. Questi fattori stanno influenzando notevolmente la vitalità economica, sociale e culturale di Bagnoli. Personalmente, comprendo questa realtà poiché anch’io sono dovuto andare via per mancanza di opportunità di studio in una realtà rurale come Bagnoli. Ritengo che migliorare le reti di trasporto, come una rete ferroviaria come in tutti i paesi europei, potrebbe essere una soluzione per frenare lo spopolamento, rafforzando il collegamento tra aree urbane e rurali. Guardando ai risultati positivi della Sagra, penso che organizzare più eventi simili durante l’anno possa essere una buona possibilità di attirare il turismo,  anche attraverso il recupero del patrimonio storico, la riqualificazione degli spazi pubblici aperti (ad esempio,, migliorando l’arredo urbano,  Laceno) e la creazione di piccoli servizi culturali anche a fini turistici. Inoltre, sarebbe positivo promuovere nuovi itinerari tematici e percorsi storici, offrendo visite guidate. Cercherei anche sostegni finanziari per attività culturali, festival, sagre, eventi turistici e commerciali, agroalimentari e artigianali. Queste iniziative potrebbero contribuire a rilanciare le economie locali valorizzando i prodotti, i saperi e le tecniche del territorio.

Quali sono i prossimi impegni e quali invece i sogni nel cassetto?

Sono appena tornato da Avignone (Fra) dove abbiamo presentato un nuovo spettacolo con l’Opéra Grand Avignon. A marzo saremo in tournée in Italia:

  • 7 Marzo 2024 – Teatro delle Muse (Ancona, ITA)
  • 9-10 Marzo 2024 – Teatro Morlacchi (Perugia, ITA)
  • 12-13 Marzo 2024 – Teatro della Triennale (Milano, ITA)
  • 15 Marzo 2024 – Teatro della Tosse (Genova, ITA)
  • 20 Marzo 2024 – Teatro Pavarotti (Modena, ITA)
  • 23 Marzo 2024 – Teatro Giovanni da Udine (Udine, ITA)

Poi a maggio in Germania e a Luglio in Olanda, per la creazione di nuovi spettacoli. I sogni nel cassetto sono tanti ancora, per scaramanzia meglio non dirli.

(da Fuori dalla Rete Marzo 2024, anno XVIII, n. 1)

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