Un secolo fa nasceva la Colonia Semeria a Bagnoli Irpino

L’utilità di ricordarne il centenario nell’era dell’Autonomia Differenziata

Nel corso degli ultimi sette anni ho avuto il piacere di veder pubblicare su Fuori dalla Rete e sul sito di Palazzotenta39, diversi miei articoli volti al recupero della memoria dell’esperienza salutista e di solidarietà sociale della Colonia Padre Semeria, inaugurata un secolo fa a Bagnoli Irpino, e di cui se ne era persa traccia. Gran parte dei miei articoli avevano tratto spunto dalla lettura di articoli apparsi su giornali d’epoca, tra metà anni 20 e inizio anni 30, consultati dal sottoscritto, durante la catalogazione dell’emeroteca della signora Marisa Cione e provenienti dal fondo Rodolfo Domenico Cione –Anna Melillo.  Un’emeroteca ora in fase di digitalizzazione da parte dell’Archivio Storico Benedetto Petrone-APS, del quale, dal febbraio 2024, l’assemblea dei soci mi ha eletto Presidente.

Quanto pongo all’attenzione del lettore in  questo numero di Fuori dalla Rete, non vuol essere  una semplice ripetizione dei miei precedenti articoli su questo argomento, ma avrebbe l’umile pretesa di  sollecitare gli amministratori di Bagnoli Irpino, ma anche il tessuto associativo del paese, possibilmente in rete con altre associazioni  dell’Alta Valle del Calore, a valutare l’importanza  e i benefici che si trarrebbero dal ricordare  in questo 2024, il centenario della nascita dell’esperienza della Colonia Semeria.

 Perché ricordare quel centenario?

 A mio avviso sarebbe utile far luce, e dare un forte significato simbolico a quel mirabile esperimento salutista e filantropico, nel momento in cui l‘Italia si avvia, con la riforma dell’Autonomia differenziata, ad acuire il divario tra i cittadini, a seconda del luogo di residenza, nel campo della qualità dei servizi pubblici erogati e tra questi la Sanità pubblica.

Un secolo fa, ricchi industriali del Nord, e strutture universitarie del Sud, s’impegnarono per assicurare gratuitamente servizi di qualità eccellente ai figli del proletariato napoletano più indigente, privilegiando come luogo di questa erogazione, una delle province del profondo Sud come l’Irpinia, e scegliendo come località, un piccolo, se pur ameno paesino, com’era Bagnoli Irpino.

Quell’esperienza che 100 anni fa poté rendersi concreta in questo piccolo paese irpino, oggi, da chi ci governa sarebbe tacciata come l’offerta di una pagina da libro dei sogni, un’utopia.  L’idea di un secolo fa, di fornire gratuitamente servizi di assistenza sanitaria e sociale, e al contempo psicopedagogica, alle classi più indigenti di un Sud vituperato, appare stridente dinanzi all’attuale realtà volta allo smantellamento della Sanità pubblica, il proliferare di centri specialistici privati , l’incremento dei viaggi della speranza nelle cliniche del Nord, mentre si assiste alla fuga di medici e di personale sanitario dalle strutture pubbliche.

Il Popolo di  Luigi Sturzo a benedire l’ inaugurazione della Colonia Semeria di Bagnoli Irpino

Grazie ad una ricerca sul Web,  pochi giorni fa, ho potuto dare una risposta ad una domanda che in questi anni mi ero posto durante la stesura dei miei articoli: “La nascita della Colonia Semeria fu annunciata su un quotidiano a tiratura nazionale?”- Della risposta affermativa, sin ora non avevo trovata traccia nella su citata emeroteca della signora Marisa Cione e, solo grazie a internet, ho potuto colmare questo vuoto conoscitivo.

Con mia grande sorpresa,  della ”prima puntata”, di quel singolare esperimento, se ne occupò nel settembre 1924, il giornale di ispirazione cristiana , “Il Popolo”, espressione del Partito Popolare italiano  di don Luigi Sturzo. Un giornale nato come indipendente, poi organo del Partito Popolare  che,  in seguito al delitto Matteotti, si schierò nettamente nel campo antifascista e chiuso forzatamente dal regime fascista, nel novembre 1925. Nel numero de “Il Popolo” del 25 settembre 1924, fu dedicato un articolo centrale, in terza pagina, alla nascita della Colonia Semeria.

100 anni a maggio

Nell’ articolo avente come titolo: “La colonia estiva montana  Semeria a Bagnoli Irpino” e corredato dalla foto in cui appariva il prof Rodolfo Domenico Cione, con una “paglietta” in mano,  ed accanto a lui, il  personale sanitario, religioso, (padri barnabiti e suore) e laico, nonché i bambini, ospiti presso i locali delle scuole elementari “ San Rocco”. Leggendolo si può apprendere che,  esattamente 100 anni fa, nel marzo 1924,  un comitato di industriali dell’Alta Italia, “stabilì di inviare a sue spese in una stazione climatica estiva, in un esperimento, una colonia di bambini dell’ambiente popolare di Napoli… e fu prescelta la ridente ed ospitale Bagnoli Irpino, opportunamente chiamata “ La gemma dell’Irpinia

Nello stesso articolo apprendiamo che fu il 18 maggio 1924,  la data della visita del prestigioso padre Barnabita Padre Semeria ai locali delle scuole San Rocco, messi a disposizione dall’Amministrazione Comunale di Bagnoli I. Una visita che servì a mettere a punto modalità, logistica e prassi operativa della Colonia che avrebbe mosso i primi passi in piena estate, durante il periodo di pausa delle lezioni. Il 7 agosto del 1924 giunsero  in treno “in un apposito vagone di seconda classe, munito di tutto il comfort da viaggio “ 42 bambini del proletariato napoletano insieme a 8 convittori dell’esclusivo  Collegio Bianchi di Napoli di cui il direttore era il  Padre Barnabita Padre Nicola Giannuzzi, nonché responsabile della Colonia Semeria.

Alla stazione di Bagnoli Irpino, ad accogliere festosamente  quella cinquantina di bambini, in quella giornata estiva , c’era il sindaco l’ Ing. Gatti, il consigliere provinciale Avv. Frasca, l’arciprete parroco Buccino,  e il prof Rodolfo Domenico Cione “ iniziatore dello prime trattative e primo proponente per il soggiorno della colonia nel più bel paese della «Verde Irpinia», nonché, “già sottufficiale volontario della Croce Rossa, persona costantemente gentile e buona, come i suoi avi, ed appassionato alla infanzia per la quale dà diuturnamente tutta la sua opera, tutte le sue energie giovanili, tutta la sua vita.” Per rendere meno formale l’accoglienza e mettere a proprio agio quegli spaesati bambini, accanto alle autorità locali,  vi fu anche un folto gruppo di studenti  che “li accompagnarono in paese cantando inni patriottici”

Nei quaranta giorni  di permanenza i bambini furono accuratamente  tenuti sotto controllo dal personale sanitario della clinica universitaria  di Napoli, retta dal chiarissimo professor Iemma.  E quanto avveniristica, se non proprio “utopica” fosse la prassi adottata  dalle linee guida  dell’esperimento salutista, nei confronti di quei bambini  gracili,  affetti da malnutrizione e pallidi  a causa del loro vivere in “bassi” dove la luce  non filtrava,  lo si constata dalle linee guida:” lunghe passeggiate , escursioni con colazioni al sacco in montagna,  consistenti in pane  casereccio, latticini freschissimi , prosciutto e frutta” tutti alimenti  tassativamente locali.

Quanto poca influenza avessero allora le  lobby delle case farmaceutiche sui responsabili sanitari della Colonia, ed in primis, quelli  dipendenti dalla clinica pediatrica universitaria di Napoli, l’ho constatato leggendo i report triennali pubblicati  su quell’esperimento salutista: non vi è menzione di  particolari e costosi medicinali somministrati ai piccoli pazienti, poiché era incrollabile la fiducia nella bontà terapeutica della salubre aria dei monti irpini, delle escursioni sul Laceno, delle passeggiate a Montella, Lioni, Nusco, Acerno, Caposele, e relativa somministrazione  di caciocavalli, burri e ricotte , insieme al prosciutto ottenuto da maiali allevati nei “catoi”. Ma a cementare quella fiducia che condusse gli organizzatori e i finanziatori  a perseverare per anni,  nel portare gracili bambini napoletani a ritemprarsi presso Bagnoli irpino,  fu il sapere che in quel piccolo paese, essi erano visti come figli propri, figli di un popolo solo, unito nei sentimenti dell’amore  e della solidarietà. Le centinaia di bambini,  che negli anni furono ospiti di quella Colonia Semeria, percepirono Bagnoli Irpino come una grande  madre accogliente, che li stringeva  a sé , con i suoi monti, le acque, le sue specialità gastronomiche, ma innanzitutto … con il suo gran cuore. Quindi… perché non ricordarlo?

Antonio Camuso – Archivio Storico Benedetto Petrone

(da Fuori dalla Rete Marzo 2024, anno XVIII, n. 1)

 

 

 

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