Diciamoci la verità: la bella faccia tonda della Meloni in tv (dove è presente ad ogni ora…) è senz’altro meglio del sorriso sbilenco di Mario Draghi. Ma il governo?
La Meloni, sull’onda della Luna di Miele che un governo così nuovo ha sempre con l’opinione pubblica, si è presentata con una sfilza di provvedimenti-simbolo, chiaramente di destra, spesso poi corretti data la loro insopportabilità:
- Vietare assembramenti con più di 50 persone;
- Polemiche sterili sui migranti, che con lei al governo sono sbarcati in numero maggiore, alla faccia del Blocco Navale;
- Il ritorno in ospedale dei medici non vaccinati;
- Eliminazione del Reddito di Cittadinanza;
- Aumento del limite del denaro contante;
- Condono di circa 100 milioni di cartelle esattoriali agli evasori, per un valore complessivo che sfiora il centinaio di miliardi;
- Flat Tax fino a 85 mila euro;
- Riduzione dei finanziamenti a Sanità e Scuola.
Poi è arrivato l’aumento della benzina e si è cominciato ad avvertire qualche scricchiolio.
E qui anche la bella faccia tonda della Premier ha avuto difficoltà. Perché, per spacciare l’aumento del prezzo del carburante come una tassa che colpisce i ricchi, ci vuole una faccia tosta, più che tonda.
L’aumento della benzina colpisce tutti in egual misura ma naturalmente è molto, molto più grave per chi guadagna uno stipendio sempre più misero, e deve usare l’automobile tutti i giorni per lavoro, rispetto a chi guadagna tantissimo e magari ha fatto Natale alle Maldive.
Prima dall’opposizione e poi dal governo, la Meloni ha puntato l’indice contro gli speculatori (ma chi sono?). Poi, di fronte alla rivolta dei benzinai (che guadagnano meno del 5% di quanto guadagna lo Stato, su un litro di benzina) ha detto che loro non c’entrano (almeno un secolo fa il Duce se la prendeva con le “plutocrazie” e la Perfida Albione, cioè soprattutto con Francia ed Inghilterra).
Infine, dopo che per anni, dall’opposizione e in campagna elettorale, ha chiesto e promesso l’azzeramento delle tasse statali sui carburanti, ha dovuto dire che il governo è stato costretto ad aumentarle di fatto di 31 centesimi, perché in questo momento “non si può fare di più!”.
E’ stato come ammettere finalmente che, per anni, ci ha raccontato solo frottole.
Luciano Arciuolo
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