Il dovere di indignarsi

di Luciano Arciuolo

Il video del Sindaco di Firenze che blocca un ragazzo che stava imbrattando Palazzo Vecchio ha fatto il giro del mondo e ha reso simpatico a tutti il buon Nardella. Ma a me ha ispirato più simpatia l’innocuo imbrattatore.

Cerco di spiegarmi.

Ho sentito parlare di inquinamento per la prima volta nel 1970, per merito di una illuminata docente di Lettere. 53 anni dopo il problema non solo non si è risolto, ma si è aggravato al punto che il futuro del nostro Pianeta è seriamente a rischio, particolarmente in Italia, paese bellissimo ma altrettanto fragile.

Da noi più del 90% dei Comuni è a rischio idrogeologico e, se la temperatura media della Terra è aumentata di 1,1 gradi un 140 anni, in Italia l’aumento è stato del 2%, a causa della sua particolare forma e posizione; siamo nel pieno di una siccità che, nel mese di marzo, non si era mai verificata e, nello stesso tempo, ci stiamo abituando a contare danni e purtroppo morti, ogni volta che piove.

Ora, il mondo e la natura non è di quelli che hanno ormai la mia età, ma di quelli che l’abiteranno nei decenni futuri. E questi, i giovani, ci dicono continuamente e in tutti i modi, che dobbiamo cambiare ora, se vogliamo che loro abbiano un mondo da abitare, tra qualche decennio.

E però, quando l’Europa ci chiede di ammodernare le nostre case per renderle meno inquinanti (ovviamente con il contributo dello Stato), il governo italiano è contrario. Quando si chiede di non costruire più auto inquinanti a partire dal 2035, il governo italiano è contrario, perché le nostre industrie non sono pronte.

Allora io mi pongo 3 domande:

  • Possibile che i nostri capitani d’industria, che ci mettono un attimo a spostare fabbriche e capitali in altri paesi, non riusciranno a convertire le loro industrie in 12 anni?
  • Siamo sicuri che, di questo passo, nel 2035 ci sarà ancora qualcosa da fare per salvare l’ambiente, e non avremo imboccato invece una strada senza ritorno verso l’estinzione della specie umana?
  • Cosa devono fare i veri padroni del mondo (i giovani) per farsi ascoltare da chi deve decidere il loro futuro?

Gli imbrattatori, come i ragazzi che un venerdì al mese manifestano in tutta Italia, hanno il diritto di dire la loro e di farsi sentire in tutto il mondo.

Anzi, hanno il dovere di indignarsi.

Luciano Arciuolo

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