Il Telegiornale (Antonello Venditti, 1979)

di Luciano Arciuolo

In pochi mesi il Telegiornale di Canale 5 ha surclassato il TG1; Il TG2 non lo vede praticamente più nessuno; resiste il TG3; molto più seguito di prima il TG di LA7. Perché tutto questo?

Ma perché la RAI è stata di fatta occupata dalla destra meloniana e salviniana. Così come i telegiornali della rete pubblica. Pensate che il TG1 ed il TG2 sono stati gli unici a non trasmettere le immagini delle porcate che Andrea Giambruno, ex compagno della Meloni, ha avuto il coraggio di dire e fare.

Eppure questi due telegiornali, nella Rai occupata dalla destra, sono diventati rotocalchi che per più di metà del loro tempo parlano di moda e di gossip.

Salvini e Meloni volevano liberare la RAI dalla cultura della sinistra, dicevano.

Così hanno fatto fuori Fabio Fazio, Massimo Gramellini, Flavio Insinna, Bianca Berlinguer, Serena Bortone, Corrado Augias, Luca Bottura, Roberto Vecchioni, Marianna Aprile…

Li hanno sostituiti con Nunzia De Girolamo, Caterina Balivo, Bianca Guaccero, Pino Insegno (che presentava i comizi di Fratelli d’Italia) …

Risultato? Il Canale 9, che praticamente nessuno conosceva e sul quale si è trasferito Fabio Fazio, durante la sua trasmissione fa più ascolti di Rai 2 e Rai 3 messi assieme. Perché era lui e non Rai3 ad attirare gli ascoltatori. Non solo: la Rai, per corre ai ripari, sta pensando di far saltare tutti i programmi dei sostituti dei campioni che ha fatto fuori.

Questa rivoluzione voluta dalla destra, cioè, ha solo danneggiato la TV pubblica. Piersilvio Berlusconi, il principale concorrente, non avrebbe saputo fare meglio. Perché se tu sostituisci Messi con Correa non puoi pensare di vincere lo stesso il campionato.

Più che la volontà di cancellare la cultura di sinistra, io credo che alla base di queste scelte ci sia un grande complesso di inferiorità, sul piano culturale, dei capi della destra italiana.

E hanno ragione: noi, ad esempio, abbiamo avuto De Andrè, Guccini e De Gregori. Loro si son dovuti accontentare di Pupo e di Emanuele Filiberto…

Luciano Arciuolo

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