L’avvelenata

di Luciano Arciuolo

“L’avvelenata” è una mitica canzone del 1976, scritta da Francesco Guccini contro chi ne criticava in maniera scomposta il suo modo di fare musica (immortale) e concerti. Una invettiva che fece storia e che diventò subito l’inno di una intera generazione. L’invettiva di un Guccini incazzato nero.

Anche io sono incazzato nero, con un sacco di gente.

Contro l’intera classe dirigente del PD (a tutti i livelli, dalla grande città al piccolo paesino), fatta da persone che non hanno alcun contatto con quelli che dicono di voler rappresentare. Che hanno abbandonato le periferie e i lavoratori ai partiti della destra e si illudono di rappresentare una parte di popolazione della quale non sanno più niente e, anzi, non hanno mai saputo niente, perché sono nati dirigenti e non hanno fatto né gavetta né esperienza vera. C’è poco da fare: chi in vita sua non ha mai attaccato manifesti non può diventare un dirigente politico.

Sono indignato per i nostri parlamentari “eterni”, col culo attaccato allo scranno da decenni, che aspettano di essere mummificati ma non rinunciano alla carica, aiutati da una legge elettorale che garantisce loro i voti, sempre di meno ma sufficienti ad eleggerli.

Sono incazzato contro quelli che, ormai da decenni, sono diventati abitudinari del voto “inutile”. In tanti anni quasi mai hanno eletto un deputato o un consigliere comunale: i loro obiettivi sembrano essere altri. Sicuramente non hanno mai appreso la lezione di quel PCI che dicono di rimpiangere.

Allo stesso modo sono incazzato con gli eterni candidati “inutili”, quelli che, non avendo alcuna possibilità di essere eletti, servono solo a sottrarre voti a chi quelle possibilità ce le ha.

Sono incazzato contro quelli alla Carlo Calenda o alla Matteo Renzi, fighetti della borghesia che non sono mai entrati in una casa o in un mercatino di poveri cristi. Sono gli emuli di quei rampolli della borghesia (come li chiamava Pasolini) che nel “68 scendevano in piazza solo perché era di moda e che, qualche anno dopo, quando si resero conto che ormai nessuno più se li filava, presero a sparare e ad insanguinare le strade. Questi oggi sparano solo pose e cazzate, ma sono nemici della povera gente (che fatica a sopravvivere), della quale non sanno niente, e sono incapaci di pronunciare la parola “noi”, persi come sono nel loro assoluto egocentrismo. Per essi vale quel detto: “Chi non sa quanto costa un litro di latte o un chilo di pane non può fare politica”.

Luciano Arciuolo

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