Partigiani e resistenti di Bagnoli Irpino

di Antonio Camuso

Lo scorso mese di Aprile, in occasione della festa della Liberazione, presso la sala consiliare di Montella, con il patrocinio dell’ANPI di Imperia e di Avellino e l’in-vito del circolo PD di Montella, ho avuto l’occasione di presentare una mia recente ricerca sul partigiano montellese, martire della Resistenza, Pietro Gambone sulla cui vicenda era caduto da qualche tempo l’oblio. L’occasione di condurre questo “Recupero della Me-moria”, come spesso accade, e venuta per caso, indagando indagando sui partigiani della provincia di Brindisi, ove io risiedo. Una ricerca condotta nell’ Archivio on line – sul sito” Partigiani d’Italia”-, in cui sono custodite le schede persona-li, che furono esaminate nel dopoguerra, dalle commissioni regionali di riconosci-mento delle qualifiche partigiane.

In questo mio primo approfondimento sui partigiani dell’Alta valle del Calore, ho avuto la piacevole sorpresa di censire ben ventisette partigiani tra i comuni di Montella, Bagnoli, Nusco, Montemarano, Cassano e Lioni, e scoprire che Bagnoli Irpino primeggiasse con 9 (nove) partigiani riconosciuti tra Partigiano combattente, Patriota e Benemerito.

Queste formali differenze, furono create ad hoc, nel regolamento istitutivo delle commissioni di riconoscimento, col duplice intento di porre un freno a riconoscimenti troppo onerosi per lo Stato e contemporaneamente “fotografare” di ogni singolo combattente il personale ruolo nella lotta partigiana, la durata dell’impegno e altri requisiti. L’applicazione di queste regole genero un generale malcontento tra gli ex reduci della guerra di liberazione che spesso si lamentarono di essere stati discriminati in favore di altri.

Le cause possiamo immaginarle: condizionamenti politici, rapporti personali con i membri delle Commissioni, campanilismo, fattore quest’ultimo che pena-lizzo spesso i meridionali nelle Commissioni del Nord-Italia. Attualmente, per le associazioni combattentistiche come l’ANPI, queste differenze sono da ritenersi superate, attribuendo il titolo di partigiano a tutti coloro che, in qualche modo, contribuirono alla Lotta di Liberazione dal Nazifascismo.

Capitolo a parte, ma dello stesso valore storico e morale e quello riguardante gli IMI (Internati militari Italiani), ovvero l’oltre mezzo milione di soldati italiani che, catturati dai tedeschi dopo l’8 settembre ’43, preferirono soffrire, e in decine di migliaia morire nei lager nazisti, piuttosto che aderire alla Repubblica fascista di Salo. Molti di essi erano stati fatti prigionieri dopo aver resistito, per quanto possibile, con le armi, in luoghi tristemente famosi come Cefalonia, Rodi, Lero, in Grecia e in Jugoslavia. Tra essi vi furono Bagnolesi sui quali mi riservo prossimamente di produrre un approfondimento ad hoc, così come intendo narrare la vicenda di chi combatte nei reparti dell’Esercito Regio, cobelligeranti con gli Alleati, e che fornirono prova del loro va-lore e del loro sacrificio a Montelungo e nel resto della Campagna d’Italia.

I partigiani bagnolesi

Ben ventisette (27) partigiani censiti nei fondi Ricompart, in questo spicchio di territorio dell’Alta Valle del Calore, e una cifra degna di considerazione e ritengo che Bagnoli Irpino dovrebbe andar fiera di averne il primato. In tutta Italia, dal prossimo 8 settembre, associazioni come l’ANPI, che curano la memoria della Resistenza, organizzeranno iniziative per ricordare l’80esimo anniversario ufficiale della lotta di Liberazione e il mio augurio e che anche a Bagnoli si crei l’occasione per onorare i suoi con-cittadini che ne presero parte.

Non e per una semplice metodologia statistica che l’elenco che pongo all’attenzione del lettore, sia selezionato per Regione/località, e per eta, poiché esso, pur nel numero esiguo, fa comprendere come e quanto i meridionali, e in questo caso i bagnolesi, abbiano contribuito alla lotta antinazista e antifascista non solo su tutto il territorio italiano, ma addirittura al fianco di altri popoli. In quest’ultimo caso, i nomi sono affiancati dalla speciale dicitura che li contraddistingue come Partigiani in territorio Estero.

I nomi per località e per età

Commissione Campania: Aulisa Tommaso anni 22 (1921) partigiano; Di Giovanni Domenico anni 26 (1917) partigiano;
Commissione Lazio: Preziuso Giovanni anni 34 (1909) partigiano combattente invalido; Sasso Giuseppe anni 17 (1926)
Commissione Piemonte: Pallante Vincenzo anni 19 (1924) patriota, Vivolo Antonio anni 19 (1924) benemerito; Volpe Giulio anni 30 (1913) patriota.
Commissione Estero: Buccino Vincenzo anni 29 (1914) partigiano; Caruso Antonio anni 25 (1918) partigiano.

Dall’esame delle eta di questi 9 (nove) soggetti riconosciuti a vario titolo com-battenti per la lotta di Liberazione, possiamo constatare che alla data dell’8 settembre ’43 avessero dai 34 anni di Preziuso Giovanni ai 17 anni di Sasso Giuseppe, ma che l’eta media fosse oscillante sui 22-23 anni.

Da una prima analisi di questo dato rileviamo una conferma da quanto riportato da autorevoli studi sul fenomeno del partigianato meridionale riguardanti l’eta dei resistenti, ovvero la Resistenza coinvolse una disparita di soggetti che a diverso titolo vi parteciparono: per scelta e convinzione politica già precedentemente formatasi, per un evoluzione di quello che si chiama anti-fascismo esistenziale, (ovvero formatosi oggettivamente durante il regime fascista che non aveva un preciso orientamento politico ma aveva bisogno dell’occasione per concretizzarsi, ed infine per le eta più giovanili, ed in parti-colare quelle tra il 1924 e il 1915-16, di giovani chiamati o richiamati alle armi e che dopo l’8 settembre impossibilitati a raggiungere il Sud, si diedero alla macchia al Nord, e in momenti successivi confluirono o formarono bande partigiane.

E’ il caso di Pallante Vincenzo e Vivolo Antonio, delle vere e proprie reclute, da poco arruolati nell’Esercito, che si ritrovarono in Piemonte nel marasma della dissoluzione del Regio Esercito, impossibilitati a ritornare a Bagnoli e che trovarono rifugio in case di contadini e montanari del luogo, per poi aggregarsi alle bande partigiane che man mano si andarono formando. E’ un iter simile seguito dal martire partigiano, il montellese Pietro Gambone che, da militare “sbandato” in Liguria, trovo asilo presso le popolazioni del luogo e poi con la crescita del movimento partigiano nell’estate del 1944, entro a far parte nella Brigata garibaldina “Luigi Nuvoloni”. Nel caso di Pallante e Vivolo, risulta che essi militarono nelle formazioni di Giustizia e Liberta , emanazione del Partito d’Azione, nate in ricordo dei fratelli Rosselli trucidati da sicari fascisti in Francia.

In questa prima parte, dovendo limitar-mi per questioni di spazio, ritengo utile far osservare come, nell’attribuire i diversi gradi/qualifiche partigiane, le Commissioni regionali si mossero seguendo percorsi molto diversi tra loro e questo avvenne anche per i Bagnolesi.

Singolare e l’attribuzione da parte della Commissione Campana, della qualifica di Partigiano ad Aulisa Tommaso per il suo noto coinvolgimento nelle note vicende dell’aiuto dato ai paracadutisti americani lanciati per errore nel territorio di Montella/Bagnoli e che lo coin-volse per un arco temporale di poco più di una settimana, mentre il giovane militare Pallante Vincenzo, che dal 10 agosto 1944 e sino al giugno 1945 combatté con le armi in pugno nella 2° Brigata della VIII Divisione Giustizia e Liberta , operante ad Alessandria, si vide assegnare dalla Commissione regionale Piemontese lo stringato titolo di Patriota.

Pur tenendo a ribadire il mio convinto apprezzamento per l’opera dell’antifascista Aulisa nonché propugnatore di grandi battaglie di civiltà e progresso e amministratore appassionato del suo paese natio, come ricercatore storico, il sottoscritto e rimasto perplesso dinanzi alle carenze sulla scheda a lui dedicata e in particolare sulla nota “da precisare” sui motivi, i sui tempi e sui luoghi per i quali gli e stata attribuita la qualifica di Partigiano. Per dare risposta a questi dubbi occorrerà che qualcuno di buona volontà vada a sfogliare tra polverosi incartamenti presso l’Archivio Generale dello Stato, la pratica n° 4893 intestata ad Aulisa Tommaso, Partigiano.

Antonio Camuso

(da Fuori dalla Rete Agosto 2023, anno XVII, n. 2)

Fine Prima Parte

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