Se ricasca l’eremo

di Federico Lenzi

Nel libro “Bagnoli e le sue radici Cristiane”, il Professor Gildo Parenti ha censito ben nove chiese nel perimetro cittadino e quattordici al di fuori. Questo elevato numero di luoghi sacri e dovuto a due principali fattori: maggiore religiosità nei secoli addietro, ascesa e declino di differenti culti. Basti pensare come molti di questi edifici fossero
già ruderi all’epoca del Sanduzzi.

Oggi giorno, alcune strutture sono state recuperate con consistenti investimenti. Pensiamo alla Chiesa dell’Angelo, a quella del Pieta , all’Eremo di San Pantaleone ed ai lavori in corso a San Lorenzo. Simili interventi sono spesso venuti a coincidere con il recupero dei riti religiosi e alcune attività ricreative/ristorative a cura della società civile. Nonostante ciò, questi luoghi continuano a manifestare segni di decadimento.

Non e raro trovare tegole e calcinacci nei pressi della Chiesa dell’Angelo e della Pieta . In quest’ultima, l’umidita continua a rappresentare un annoso problema per la conservazione degli affreschi. La stessa passarella per San Pantaleone e stata spesso interrotta negli anni scorsi (non abbiamo notizie recenti). Come mai la ristrutturazione ed i riti religiosi non sono stati sufficienti?

La popolazione di Bagnoli e in constante declino, mentre il sentimento religioso e ai minimi storici (basta osservare la “chiesa madre” nelle domeniche ordinarie). Ciò significa che la comunità non riesce a racimolare abbastanza donazioni per l’ordinaria manutenzione. Allo stesso tempo, lo scarso uso delle strutture pone seri dubbi circa l’utilità di nuovi interventi di restauro. Milioni di euro andrebbero a finire in una struttura usata pochi giorni l’anno e pronta a deteriorarsi dopo pochi anni.
Come se non bastasse, l’elevato debito pubblico italiano e le grandi sfide sociali del nostro tempo lasceranno sempre meno fondi per il recupero del patrimonio storico. Una possibile soluzione potrebbe arrivare dalla commercializzazione degli adiacenti eremi (Pieta , Angelo, San Lorenzo ed eventuale casetta in legno sul sentiero di San Pantaleone).

Simili strutture potrebbero essere recuperate, dotate di tutti i comfort ed affittate ai turisti su piattaforme online (Booking, Airbnb). Soluzioni simili sono già disponibili su questi siti. Un’attrattiva maggiore potrebbe essere la promozione degli adiacenti sentieri per escursioni ed il noleggio di mezzi di trasporto off-roads (atv, moto-cross, etc..). I proventi potrebbero essere utilizzati per la manutenzione dell’intero sito. Una simile trovata potrebbe essere non gradita ai religiosi più affezionati a questi luoghi. Eppure, queste strutture sono al momento ruderi e come si suol dire “senza soldi non si cantano messe”.

Preservare queste chiese non e solo un eventuale ritorno economico dal turismo, ma anche un modo per continuare la tradizione di una comunità in via d’estinzione.

Federico Lenzi

(da Fuori dalla Rete Agosto 2023, anno XVII, n. 2)

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