Cinque anni senza Pasquale Sturchio

La ricorrenza (di Angelo Capone)

“M’ innamorasti”, di Pasquale Sturchio.

Di fuoco rovente gli occhi tuoi!

Avvampante il tuo acerbo seno!

L’ascosa tua Ferita allucinante!!!

In questi tre versi, sparati come flash di una fotocamera sull’obiettivo: Pasquale STURCHIO in versione ermetica.

Lui preferiva esprimersi in quartine. Infatti, rivisitò e di suo pugno, scrisse e mi portò a casa/consegnò (come faceva di solito, a mo di pizzino) una sintesi del mio poemetto ambientalista “Inno alla Celeca e al suo Ninno” proprio in quartine.

In una prossima occasione la metterò a disposizione di codesta testata, PT39,  che da anni pubblica, con attenta predilezione per il nostro/suo territorio, da uno dei terrazzi breccioso-calcarei/continentali/ su cui è radicato il Castello dei Cavaniglia di Bagnoli Irpino.

Per rendere in bella le sue poesie usava una piccola macchina da scrivere a battuta meccanica e sonora: Olivetti lettera 35.

Allego foto della stessa, che, come ricordo, il fratello volle donare a me, certo che sarebbe stata custodita come una reliquia.
L’angolo della poesia di PalazzoTenta39 ormai è orfano dei pizzini di Pasquale Sturchio e, a quanto è dato osservare, anche il suo amico preside, prof. Giuseppe MARANO, scrive raramente. Magistrale, anche per la diretta e approfondita conoscenza dell’autore, fu il suo commento/recensione di quei tre versi:

(http://www.palazzotenta39.it/public/archives/56474)

Angelo Capone


* Nel giorno/ricorrenza della tua dipartita, 17 Aprile 2021, Caro Pasquale, ti scrivo: “Ci manchi tanto”.

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