I valori perduti

di Antonio Cella

Dove son finiti i valori della conquista? quelli della sacralità delle sue insegne; quelli dei luoghi della memoria, dove altri ci hanno preceduto, dove ancora evapora il sudore degli ideali, supremo oggetto di aspirazioni esistenziali; dove ancora vibra l’armonia della vittoria. Dove son finiti?

Ascoltare il canto per le strade di Milano, di Roma, di Trieste e di tante altre città italiane dell’inno dei partigiani, non mi alletta più. “Bella ciao?”. E’ il motivo che ora cantano un po’ tutti, anche quelli che una volta intonavano “bianco fiore” e quelli, come i grillini, i renziani e i calendani, che aspirano alla sopravvivenza. Dobbiamo evitare di fare la loro stessa fine: la Sinistra insegue la democrazia compiuta. Dobbiamo evitare, pertanto, che la stessa non diventi preda di liberi sabotatori che puntano allo sfacelo, per farne motivo di vanto.

Oggi non bastano più i suggerimenti e la cultura politica di Goffredo Bettini (Spin Doctor-stratega politico del PD), che ormai veleggia nell’oceano “novanta” e, di conseguenza, non ha più la forza e la lucidità dei tempi passati per evitare l’affogamento del partito che, a causa di scelte sbagliate dei conducator delle segreterie vintage del PCI, del PDS, dei DS e, infine, del più indiziato PD (il mio), sta facendo una miseranda fine, che potrebbe essere evitata, soltanto se, come asserisce Zingaretti “si riesce a trovare elementi comuni che ci tengano insieme”.

Tanto, vale a dire: ponderare le scelte del compagno di banco con oculatezza considerato che, almeno l’ultima versione del Partito Democratico, ha sempre avuto appoggi sicuri, di cui fidarsi, che non erano strong, come quelli che Berlinguer riceveva da Nenni, dal Partito Socialista Italiano e dal Partito Social Democratico di Saragat che, comunque, erano piuttosto affidabili: portavano quasi sempre a termine le legislature anche se, a volte, cadevano in tempi non sospetti come foglie d’autunno.

La elasticità del PD, noi bagnolesi la conosciamo bene. Basti dare uno sguardo a come si muove, oggi, la sezione locale del martoriato partito. Ultimamente, all’alba delle ultime elezioni politiche, alcuni funzionari (o pseudo tali) hanno fatto di tutto per rimettere in moto la menzionata sezione (una specie di ricostruzione virtuale, e, anche se ci fosse fisicamente, rimarrebbe sempre chiusa per mancanza di una sede propria) già segretariata da una persona onesta con scarsa volontà di restare in sella che, prima di lasciare, ha avuto il coraggio di dire chiaramente che sarebbe passata, di lì a poco, nelle fila dei renziani.

Gente difficile e incomprensibile quella del mio paese, che, mentre vive d’amore e d’accordo con allegria e spensieratezza i suoi momenti di socializzazione, già medita dove far planare il suo pensiero e le sue azioni nell’immediato futuro.

E’ così che muore l’amicizia! Anch’io, con i miei giudizi trancianti e con le mie scelte di vita ho sempre rifiutato di omologarmi a quel certo tipo di società, schermata di perbenismo, che nel paese produce soltanto scorie che formano ostacolo allo scorrere naturale delle cose. Ostacolo che i contadini della mia adolescenza, che avevano a cuore i loro campi, ripulivano clinicamente per evitare che si formassero ristagni e le coltivazioni andassero a male. Cura che dovremmo avere anche noi nei confronti della società in cui viviamo. Guardiamoci in faccia, auguriamoci il buon giorno e diamoci da fare per portare il nostro paese, e la nostra gente, sulla strada del progresso. Mettiamo da parte gli inciuci e le critiche moleste. Cerchiamo di essere più attrattivi verso chi ci onora di trascorrere con noi una o più giornate di tranquillità e riposo del corpo e della mente; smettiamola di negativizzare all’ennesima potenza la monorotaia di Chianizzi, consideriamola come fanno i poeti che, per non storpiare la rima della poesia, si servono di surrogati (licenze poetiche) che a volte, come diceva Di Pietro, non c’azzeccano per niente.

Ci sono tante belle cose che sono state fatte e si faranno: stanno per arrivare i nuovi impianti di risalita sul Laceno e, con essi, una parte di benessere per decine e decine di famiglie. Ho usato, dianzi, il termine “elasticità” per evidenziare che la forza di coesione e di partecipazione che nel passato ha sostenuto i palpiti degli epigoni che hanno fatto la storia della sinistra del paese, oggi non esiste più. E’ crollata come “Il ponte Morandi” di Genova. A guidarla, adesso, dopo un incontro fugace col rappresentante della Segreteria Provinciale del partito Democratico e con alcuni iscritti e proseliti, è l’ex sindaca, Avv. T. Di Capua, eletta per alzata di mano con qualche elemento che faceva parte del suo entourage durante la consiliatura dimissionaria, che ha preceduto l’attuale. E’ diventata, la segreteria, più o meno come un club privato all’aperto, modello agorà, voluto da pochi amici per discutere durante il via vai nella piazza del paese, di cose amene, di sport e dell’andamento dell’annata castanicola di là da venire. E così muore la politica!

La ripresa? Uno scoglio a prua da superare. Si può solo sperare che in cielo ci sia un Dio di sinistra.

Antonio Cella

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