L’Irpinia ridotta a una sagra di paese, perché è così che ci piace

di Maria Fioretti (Orticalab.it)

Vale sempre e ancora la pena analizzare la situazione culturale e turistica dell’Irpinia? Ci riflettiamo a qualche giorno dalla pubblicazione sul Burc delle graduatorie e dei relativi finanziamenti per gli eventi del POC 2014 – 2020 che ci restituiscono una provincia molto attiva nella presentazione di domande e progetti utili a far vivere l’Irpinia per otto o dieci fine settimana in estate. Né più, né meno. Senza ovviamente entrare nel merito delle proposte, abbiamo eventi di rilevanza nazionale ed internazionale ed iniziative di promozione del territorio per un totale di 2 milioni e 300 mila euro piovuti sulla provincia di Avellino.

Le risorse erano inizialmente programmate per 12milioni di euro, così ripartiti: 1.250.000 destinato ai Comuni Capoluogo di Provincia (Avellino ha a disposizione i 150mila euro del Poc Turismo e i 250mila euro del Poc Teatro – di cui 75mila per interventi strutturali e 175 mila per attività teatrali – come ogni anno, solitamente ripartiti tra eventi estivi e programmazione natalizia). Con 1.500.000 destinato agli eventi di rilevanza nazionale ed internazionale, più altri 2.500.000 per gli eventi di rilevanza nazionale ed internazionale. 3.000.000 destinati alle iniziative promozionali sul territorio regionale. 1.750.000 destinato agli eventi inseriti nel contesto culturale per la promozione turistica. 1.500.000 destinato al potenziamento della promozione turistica e valorizzazione dell’immagine della Campania attraverso le produzioni audiovisive. Una delibera successiva ha incrementato le risorse di 4milioni di euro destinati principalmente all’Azione 3 – le iniziative promozionali – facendo arrivare il totale a 16milioni di euro.

Facciamo una premessa, doverosa, per liberare il campo dagli equivoci: le risorse del Piano Operativo Complementare destinate a promuovere e rafforzare l’offerta turistica e culturale non possono essere impiegate per potenziare i trasporti, rifare le strade, migliorare i servizi sanitari, aiutare le persone in condizioni di disagio economico eccetera eccetera. Per tutto questo sono previste altre misure. Quindi questi 16milioni totali stanziati da Palazzo Santa Lucia sono destinati solo ed esclusivamente alla promozione dell’immagine turistica sui mercati nazionali e internazionali, alla realizzazione di programmi annuali di eventi in grado di mobilitare flussi di visitatori e turisti 

sul territorio regionale.

Potrebbe sembrarvi un investimento superficiale o un tema secondario, ma non lo è affatto perché cultura e turismo non sono due impegni a perdere. Anzi, sono due settori che producono lavoro e fatturato, oltre ad una crescita umana, questo sempre se vengono attivati con criterio e piena contezza degli obiettivi.

Proprio su questo, il solo guardare la sfilza di eventi finanziati in Irpinia ci fa capire che l’idea dei percorsi integrati è venuta a mancare, perché il nostro risulta un territorio estremamente frammentato, fatto di paesi tutti intenti a immaginare che le proprie peculiarità siano uniche e irripetibili, anche se in realtà non è così.

Però è proprio in questo modo che ci piace: ognuno con la sua sagra, il suo vino, il suo carnevale, il suo castello, il suo paesaggio, la sua musica, la sua rievocazione, i suoi santuari, il suo folklore, la sua terra, la sua natura, le sue tradizioni, il suo prodotto tipico. E la Regione non fa altro che accrescere questo stato di cose, nonostante l’intenzione del Governatore della Campania, Vincenzo De Luca, fosse quella di negare i cosiddetti finanziamenti a pioggia per eventi e manifestazioni che non garantiscono continuità, né favoriscono un reale sviluppo dei territori.

Così non è andata, è evidente. Supponiamo che c’entri la politica, forse qualche manica di giacchetta tirata dai sempiterni valorizzatori dell’Irpinia, per cui la festa del maccarone scarfato o la rassegna dei quadri in lontananza diventano momenti di imprescindibile cultura e fondamentale promozione turistica nelle aree interne. Quello sui criteri di valutazione sarebbe un discorso da sviluppare a parte e a lungo.

Per il momento restiamo qui, ad interrogarci sui motivi per cui questi investimenti non possono essere integrati e sinergici su tutta la provincia. A chiederci perché risulta impossibile ragionare per distretti – mettendo insieme borghi, paesi e Comuni – muovendosi per tematiche, per aree di interesse, individuando gli asset su cui incardinare la crescita dell’Irpinia, stabilendo una spesa che vada a finanziare i principali eventi a livello regionale – ma anche nazionale ed internazionale – per creare un calendario valido da rendere noto a tempo debito, in modo da pubblicizzarlo in una maniera giusta e utile, creando finalmente quel dialogo interregionale che è assente e ci separa sempre di più.

Eppure si può fare, ce lo dimostrano i nostri vicini di Benevento a cui sono destinati 500mila euro – nell’ambito dell’asse turismo di questo POC, Azione 6 – per la realizzazione del programma integrato “Sannio Falanghina – Città Europea del Vino” che mette in rete Castelvenere, Guardia Sanframondi, Sant’Agata dei Goti, Solopaca e Torrecuso. Un’investitura che non ha proprio sfiorato l’Irpinia, terra unica da quattro denominazioni (Fiano di Avellino DOCG, Greco di Tufo DOCG, Taurasi DOCG e Irpinia DOC). Probabilmente non abbiamo la volontà di farlo.

L’unica risposta che riusciamo a dare dopo tutto questo ragionare è che dobbiamo tenerci il destino da sagra senza appello, perché in fondo è qualcosa che ci identifica facilmente, più di qualsiasi piano di comunicazione e marketing territoriale. Del resto se non riusciamo ad aggregarci, ad essere omogenei, a promuoverci insieme come provincia, che cosa vogliamo pretendere dalla Regione Campania?

Maria Fioretti (Orticalab.it)

fonte Orticalab.it
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