Canta, canta, pacioccone!  (Un aneddoto di Ariano)

di Grazia Russo

Quest’altro aneddoto presenta una nuova ambientazione, quella delle contrade che contornano i paesi più grandi: Montella, Nusco, Montoro, Ariano, Calitri… Queste contrade, talora molto popolate, spesso vivevano ugualmente in grande rivalità tra loro. Bagnoli non ha conosciuto questo tipo di comunità, perché non possiede una vastità di terre destinate all’agricoltura; invece ha un ampio territorio boschivo tra i più estesi d’Italia. Nel racconto il contrasto sussiste tra una comunità povera e arretrata, Contrada Sambuco (la loro arretratezza è testimoniata da un personaggio tra i più incivili, soprannominato Mangia Sorci, perché ignora che il topo non è commestibile), e l’altra più benestante e acculturata, perché la strada da poco costruita, appunto la Via Nova, li ha messi in contatto con la civiltà.

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Canta, canta, pacioccone!

Durante la civiltà contadina gli abitanti della contrada Sambuco di Ariano erano talmente buzzurri, che ignoravano tante specie di animali. Per esempio, non distinguevano un sorcio da una talpa. Una volta trovarono un rospo e credendolo un uccello, lo chiusero in gabbia. Tutti poi si posero in paziente attesa che cantasse. Ma l’animale non apriva bocca, seppure lo incitassero in tanti: chi lo riscaldava nel palmo della mano, chi lo accarezzava sulla schiena, chi gli apriva le grosse labbra, sempre nella speranza che inondasse di melodie le loro case rurali…

– E’ il primo giorno! – spiegò il capozona, infastidito dalle troppe attenzioni che gli prodigavano tutti gli abitanti della contrada, i Sambucari.

– E’ incollerito – sostenne il calzolaio che spostò il suo banchetto per non perdersi lo spettacolo.

– Deve abituarsi! – Commentarono due comari vedove che tornate dal mercato, non si decidevano a riprendere la via di casa. Beate loro, mormoravano le donne che sopportavano ancora il peso di un marito!

Trascorse un altro giorno, e poi un’altra settimana. La gente del posto nel frattempo non faceva mancare nulla al rospo, che essi credevano un volatile. Ma nonostante le cure che gli prodigavano, ugualmente il rospo non imboccava la strada per cantare. Ogni volta che uno del posto passava davanti alla gabbia, diceva all’animale:

Tira il respiro e canta, paciocco’:

cantano tutti e soltanto tu no!

Un giorno passò di là per caso uno delle parti della Via Nova. Là, sul fosso di Mangia Sorci, ci abitava gente che aveva rapporti con forestieri, provenienti da una città, come Foggia, Avellino da Napoli… Quando quelli di contrada Sambuco lo videro, lo fermarono e gli chiesero: – Buon uomo, sai dirci perché quest’uccello non canta?

– Come volete che canti, fessi che non siete altro? – rispose il saputone, sputandogli la verità in faccia – Quello non è un uccello, è un rospo!

Grazia Russo

(da Fuori dalla Rete, Luglio 2019, anno XIII, n. 3)

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