No tengo dinero (I Righeira, 1983)

di Luciano Arciuolo

L’economia italiana è in frenata su tutti i fronti, anche perché, con salari e stipendi fermi e il costo della vita aumentato del 12% in un anno, la gente non ce la fa più a spendere, dopo che questa estate non ha potuto andare al mare.

Quando le cose andavano bene, il nostro governo diceva che era tutto merito suo, non dei soldi del PNRR guadagnati da Conte e Gualtieri nel 2020. Ora che le cose vanno male, ecco che i vari Salvini, Meloni e Tajani danno la colpa all’Europa. D’altronde è una tattica sperimentata quasi un secolo fa, quando Mussolini diceva che il complotto pluto-giudaico e la perfida Albione affamavano l’Italia.

Il problema è che il governo deve fare la legge finanziaria per il prossimo anno e non ha soldi, quelli che sarebbero necessari per realizzare le promesse che gli sono servite per carpire il voto degli italiani: aumento delle pensioni, diminuzione delle tasse, miglioramento della Sanità e della Scuola. Un libro dei sogni e i sogni, si sa, costano. Ci avevano anche detto che l’aumento del prezzo della benzina, deciso un anno fa, serviva proprio a fare tutte queste cose. La benzina è aumentata, ma quelle cose non si faranno.

E’ facile promettere. Tu cosa vuoi sentirti dire? Che diminuiremo le tasse? Beh, io ti vengo a dire che le tasse sono un “pizzo di stato” (lo ha detto proprio la Meloni). Così, però, l’interessato capisce che meno tasse paga, meglio è. Quindi, poi, aggiungendo questo al giocattolo del PNRR che il ministro Fitto è stato capace di rompere, l’economia si ferma e non ci sono soldi, come cantavano i Righeira 40 anni fa.

Solo che i Righeira cantando che non c’erano soldi, i soldi li fecero veramente. Noi, invece, continuiamo a non averne e ci è passata anche la voglia di cantare. Al governo si accapigliano per decidere cosa fare con i pochi spiccioli che hanno a disposizione. Smettono di litigare solo quando trovano qualcuno o qualcosa con cui prendersela.

Tre giorni fa è stata la Banca Centrale Europea; l’altro ieri è stato Draghi (che è uno dei pochi italiani di cui l’Unione Europea si fida); ieri è stato il 110% (che però aiutò molto a risollevare l’Italia, dopo il gelo del Covid); oggi è il Commissario Europeo Gentiloni (che è stato difeso dall’Europa); domani… vedremo. Insomma: un governo capace solo di dare la colpa agli altri.

Un consiglio da amico: se cercano un “capro espiatorio”, non possiamo aiutarli; se si accontentano solo di un “capro”, allora basterà loro semplicemente guardarsi attorno.

Luciano Arciuolo

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