Per Michele

IIS “F.De Sanctis-O.D’Agostino” di Avellino

Perdere un alunno è un’esperienza di dolore indescrivibile, non facile da razionalizzare, nemmeno per insegnanti in età matura. 

Le parole suonano vane e vuote di fronte agli occhi pieni di lacrime e ai singhiozzi incontenibili dei compagni di classe; non consolano e, per la prima volta, nessuno di noi adulti, riuniti su un freddo schermo di computer, sa osare una  spiegazione.

Siamo muti, siamo oppressi dalla vita con i suoi risvolti tragici che mai avremmo voluto dover mostrare ad alunni di 15 anni. 

MICHELE era un ragazzo pieno di energia, condivideva con i suoi coetanei la leggerezza e la spensieratezza dell’età, ma coltivava interessi già da adulto, amava la terra e le sue mille risorse, conosceva tutto dei mezzi di lavoro e delle aziende agricole che anche egli sognava di avviare presto, con il suo più caro compagno di classe, Nicola. Michele era giocherellone, dall’ultimo banco lanciava sguardi di complicità divertita ai suoi compagni, si lasciava andare spesso ai suoi sogni mentre si parlava di storia, di Italiano, o di altro; a volte indolente, a volte irrequieto, ma sempre preoccupato del “giudizio” dei suoi insegnanti. Ci teneva a “spiegare” con precisione tutti i suoi momenti scolastici. Viaggiava da Montella, spesso insieme al prof. Memoli, e la levata di mattina presto gli costava sacrificio di sonno che però riusciva a vincere con la passione per gli studi dell’Istituto Agrario di Avellino. Amava svolgere le attività formative dell’azienda della scuola insieme ai  suoi compagni di classe e anche con quelli più grandi. Non si tirava mai indietro. Era sempre lì, con il suo desiderio di imparare ciò che più gli piaceva. Ma un crudele destino lo ha incrociato su una delle strade del suo amato paese. E lo ha lasciato a terra, scaraventato giù dalla sua bici di generoso e fiducioso adolescente. 

Oggi tutti i suoi compagni sono in lacrime dietro ad uno schermo incomprensibile; un diaframma invisibile li ha separati, oggi e per sempre, dalla loro spensierata giovinezza. La morte si è presentata troppo presto dinnanzi ai loro occhi, non erano pronti a fare i conti con l’altra faccia della vita, non potevano esserlo, non é facile nemmeno per noi che l’abbiamo già conosciuta più volte. 

Silvio, Gianni, Marcello, Carmine D. P., Vittoria, Davide, Cristian, Carmine C., Martina, Ciriaco, Nicola D., Nicola, Giada, Carmine M., Antonio M, Antonio R., Giuseppe, Matteo, Gaetano e Orazio non vogliono crederci, non vogliono accettare, non possono. E i loro occhi invocano pietà da Colui che sa ciò che loro ignorano, invocano per pietà una ragione comprensibile per questo dolore inflitto così prematuramente, per questa morte inaccettabile, contro natura, che ha sottratto il sorriso dai loro volti, la speranza dai loro occhi, che li ha privati della gioia di crescere insieme al loro compagno, che gli ha rubato, senza pietà, parte del loro futuro. A ridosso delle feste più belle dell’anno, in un anno già drammatico, in vista della festa più attesa soprattutto dai bambini, Michele, ancora tanto vicino all’infanzia, è stato sottratto alla festa della sua vita, in maniera assurda, incomprensibile. E i suoi compagni, impietriti, non vogliono altro da Babbo Natale che riporti in vita il loro giovane amato compagno e amico MICHELE. 

Ma nessun babbo natale potrà esaudire il loro ingenuo, straziante desiderio. Chiedono a noi insegnanti di non far togliere mai  il banco di Michele dall’aula … e noi abbiamo promesso loro che il banco di Michele rimarrà lì, non come segno di un vuoto incolmabile, ma come una certezza che ci guiderà a trovare insieme un senso alla sua assenza; ma oggi non possiamo, oggi siamo senza forze, come improvvisamente svuotati di ogni certezza. Sui volti dei giovani compagni le lacrime scavano solchi come nella terra, quella terra che Michele amava e che non lo ha saputo proteggere.  

Riposa in pace, caro piccolo Michele che,con generosa e grande umanità, i tuoi genitori hanno voluto che continuassi a vivere in altri  giovani corpi. Ai tuoi genitori, ai quali non basteranno le lacrime di una vita, i tuoi compagni rivolgono i loro sguardi sgomenti, ma pieni d’Amore. Voglia il Cielo consolarli come nessuno di noi oggi sa e può fare. 

Vola in pace,  caro piccolo MICHELE.

Il dirigente scolastico, I tuoi compagni e i  tuoi insegnanti della classe 3 C dell’IIS “F.De Sanctis-O.D’Agostino”  di Avellino.

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