Cinquant’anni fa …

di Gino Di Capua

“Nec possum tecum vivere, nec sine te”

19 GENNAIO 1969, 
due biglietti di solo andata Bagnoli – Couvet, per il mio amico Salvatore Sturchio e me.


Ricordo ancora quel contrasto di emozioni che circondava il nostro primo vero distacco da Bagnoli. Come due bambini impazienti che sognano di sperimentare la vita.

Quella voglia esagerata di abbandonare Bagnoli al suo destino, sofferente, ma incapace di garantirci un futuro e fingere d’ignorare l’amore per quei luoghi che, malgrado tutto, ci hanno visto crescere.E così, nemmeno ventenni, incominciava il nostro viaggio nel futuro, forse da veri ultimi “emigranti”!

La Svizzera: Domodossola, Berna, Neuchatel e infine, dopo quella stretta gola, nevosa e fredda, la meta: la Val-de-Travers, la “Petite Siberie”, COUVET!

Ed eccoci…emigranti, fuggitivi, nomadi, ma fortemente bisognosi di un rifugio sedentario dove tornare! A BAGNOLI, A CASA.

Chi di noi non ha conosciuto quel maledetto dolore al petto, l’angoscioso addio alle nostre madri?
Scorgere anno dopo anno l’incanutirsi dei genitori, le loro rughe sempre più numerose e profonde…
E il distacco sempre più difficile.

Ho ancora nelle mani il tatto dell’ultima carezza sui pochi capelli bianchi di mia madre: era l’ultimo gesto prima di ogni addio.
E trovare, ad ogni partenza, la forza di ricacciare indietro quella molla che usciva dal petto e insistentemente cercava di trattenermi.

Quante volte mi sono detto “arrivederci Bagnoli” mentre girando il capo lo vedevo sparire…

CINQUANT’ANNI tra Couvet, Ginevra, Bagnoli…e quella continua ricerca di un maledetto equilibrio interno, un baricentro, una posizione centrale mai veramente trovata, dove era pos­si­bi­le vol­tar­si e vedere entrambe le real­tà: sentirsi cittadini del mondo e scontrarsi con l’orgoglio di essere BAGNOLESE.

GIno Di Capua


(Nella foto di copertina Gino Di Capua davanti all’ingresso del Circolo degli italiani a Couvet e a seguire la piazzetta della piccola cittadina svizzera)


 

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