Questa è la democrazia!!!

di Antonio Cucciniello

Questo mio intervento nasce da una riflessione di Michele Gatta in merito alla mancanza nell’articolo, complesso e ricco di spunti,  di Gennaro CuccinielloUn tentativo di analisi del voto del 4 Marzo 2018»),  della sola critica  che può essere fatta a Renzi  e che consiste, se ho capito bene,  nel non aver anticipato, nella primavera del 2017, le elezioni politiche per evitare così al Pd la bruciante sconfitta del 4 Marzo 2018 (come se andare ad elezioni anticipate fosse prerogativa di Renzi e non del Presidente della Repubblica). No, caro Michele, non si aiuta così il PD a rifondarsi anzi, soprattutto nel Meridione, a rinascere perché è stato considerato, forse non a torto se pensiamo ai “cacicchi” e alle varie dinastie familiari, casta da “castigare”.

Forse sarebbe opportuno che anche altri dirigenti locali del PD partecipassero al dibattito  aperto da Gennaro Cucciniello; anzi sarebbe un fatto importante che,  almeno a livello locale, i delusi  come Arciuolo (fatto oggetto di assurde accuse anche per aver dichiarato la volontà di astenersi, scelta che può essere non condivisibile ma, penso, sempre legittima in democrazia, fino a prova contraria) o altri “simpatizzanti o ex-simpatizzanti disinteressati” dei vari segmenti del Centro-Sinistra e della Sinistra  come Mimmo Nigro, Di Mauro, Caputo, Di Giovanni, ecc. intervenissero sfruttando, così, al meglio uno strumento come il sito di “Palazzo Tenta” che è uno dei pochi spazi, in Italia, che può essere utilizzato, a differenza di alcuni “social”, solo dai cittadini rispettosi delle regole della convivenza civile e delle opinioni degli altri.


 Premesso che:

  1. La storica “debacle” del Centro-sinistra e delle diverse sigle della Sinistra radicale che si aggiunge alle sconfitte delle forze socialiste e progressiste in Europa e negli Stati Uniti, non è da addebitare solo alla miopia dei gruppi dirigenti ma soprattutto alla drammatica crisi mondiale dell’economia, della finanza e alla necessità, per i governi europei, di fare politiche economiche compatibili con i parametri della Commissione, alla rivoluzione tecnologica, alla globalizzazione, alle massicce migrazioni, alle paure delle persone più in difficoltà  e alla perdita della fiducia nello stato;
  2. i dirigenti delle cosiddette “forze populiste” hanno avuto facile gioco nel mietere consensi, inserendo nelle loro campagne demagogici ed accattivanti slogan tipo “prima il Nord”, “prima gli italiani”, “fuori i clandestini”  “fuori gli extracomunitari”, a secondo delle convenienze del momento e formulando proposte che, sebbene risultino, per molti studiosi di diverse tendenze, impraticabili sul piano economico e devastanti sotto l’aspetto culturale, “agli occhi e alla pancia” di molte persone, arrabbiate e/o in difficoltà economiche,  sono sembrate “di buon senso” e giuste;  senz’altro, nei prossimi mesi, queste forze aumenteranno ancora i consensi pur in presenza di turbolenze mondiali che si verificheranno, soprattutto, quando la “guerra dei dazi” fomentata da Trump (qualcuno si ricorda quando l’elezione di questo signore fu salutata con gioia da Salvini e da Grillo?) provocherà, in alcuni settori, licenziamenti anche in Italia;

credo che non possiamo non analizzare in modo dettagliato gli errori di  buona parte della classe dirigente del PD.

Fin dalla nascita, quando Veltroni, con buona dose di coraggio, tentò di fondere le due principali “culture politiche” che portarono poi al PD (quella comunista e quella democristiana), le resistenze furono molte e, per qualche anno, nascoste; poi, approfittando della grande signorilità di Veltroni, un dirigente onesto e disinteressato, che si dimise per aver perso, nientemeno che,  le elezioni regionali in Sardegna, D’Alema e Bersani si ripresero il partito con Letta e Bindi ma i risultati elettorali non furono, certo, migliori di quelli precedenti, anzi….

Dopo la devastante crisi economica e politica che il Governo Monti cercò di superare con una sofferta politica di “lacrime e sangue”, soprattutto per quei lavoratori che erano vicini alla pensione (infatti, con la riforma Fornero, l’Europa permise all’Italia di salvarsi dal baratro in cui era precipitata dopo il fallimento del Governo Berlusconi- Tremonti- Bossi), attraverso varie fasi, nel PD si passò da Bersani a Renzi. 

Con Renzi, Segretario del PD e Presidente del Consiglio:

  • le divisioni nel PD sono diventate sempre più corpose e non componibili anche perché Renzi si è ostinato a gestire in modo piuttosto “personale” il partito consultando solo i più vicini al suo modo di ragionare (Lotti, Boschi, ecc.), senza ascoltare coloro che, pur condividendo alcune sue iniziative e/o proposte, a volte, in modo leale, lo criticavano su diverse decisioni del governo (si pensi alla contraddittorie e poco incisive misure sulla scuola, all’eliminazione dell’Imu sulla prima casa per tutti, alle insufficienti misure di sostegno per i disoccupati e per i poveri); la minoranza, d’altro canto, convinta di non poter più far fuori Renzi preparava l’uscita dal PD; infatti non ha quasi mai rispettato le regole stabilite dagli organi congressuali, poi, quando le reciproche accuse sono diventate anche “personali”, la scissione è diventata inevitabile e, quando si è materializzata, molti simpatizzanti hanno abbandonato il partito, andando verso l’astensione o verso il Movimento Cinque Stelle;
  • Renzi non è riuscito a passare, come aveva promesso, dall’ ”Io” della fase pre-Referendum Costituzionale, colpevolmente perso per supponenza e per una personalizzazione spinta della lotta politica, al “noi” promesso dopo l’affrettato ritorno post- dimissioni (già nel marzo del 2016, ben 7 mesi prima dello svolgimento dello stesso, in un documento inviato al Segretario ed ai parlamentari del PD, Gli suggerivo di non continuare a mettere sotto accusa tutto e tutti, di essere più umile, di studiare i gravi problemi della società italiana con l’aiuto, soprattutto, di coloro, come Veltroni, Barca ecc. che in modo disinteressato credevano ancora nel PD come partito riformista ma sempre attento ai problemi dei cittadini in difficoltà; non solo questo, perché nel giugno 2017, molto tempo prima della famosa e inutile (?) Commissione Parlamentare d’inchiesta sulle banche, invitavo, con l’ennesima lettera, i dirigenti a non prendere sottogamba e a discutere nel partito,  il possibile conflitto di interesse che poteva coinvolgere  Boschi e alcuni familiari;
  • Renzi ha sbagliato profondamente, dopo la bruciante sconfitta del Referendum Costituzionale a non prendersi un periodo di “riposo” di alcuni anni prima di ritornare nell’agone politico dopo  una sincera autocritica  in merito ad alcune tematiche di governo e del partito; probabilmente l’elettorato avrebbe apprezzato meglio un gesto che lo rendeva “più umano” e meno casta;
  • la scommessa di D’Alema, Bersani, Grasso e Boldrini di arrivare ad un risultato a doppia cifra, recuperando soprattutto i voti dei delusi del PD, è miseramente fallita ( mi fa una certa impressione vedere questi dirigenti, anche un po’ narcisisti, che hanno fatto esperienze di governo o nelle Istituzioni, passare dall’accettazione delle “compatibilità” in Europa e nella Nato alla critica radicale di tutte le misure proposte dai Governi di coalizione di Renzi e di Gentiloni, che, pur con errori e misure discutibili, hanno comunque portato l’Italia fuori dal baratro in cui era precipitata dopo il fallimento del Governo Berlusconi- Bossi); per inciso, questo disastro è stato rimosso  anche da molti  elettori meridionali che hanno votato il furbo Salvini dimenticandosi,  in men che non si dica, l’elegante  frase dello stesso sui “napoletani colerosi”;
  • la rinascita del PD, piuttosto difficile in questo contesto di fervore “sovranista”, come credibile partito riformista (che affronti con più forza le disuguaglianze, collaborativo e non settario, aperto sempre alle energie migliori e disinteressate della nazione, ma anche senza “caminetti”, “cerchi magici”, “cacicchi”, “capi-bastone” e relative dinastie familiari,   che hanno contribuito non poco alla giustificata ribellione contro “le caste”) presuppone non solo un salutare ritorno all’opposizione, mettendo nel conto  altre sconfitte in elezioni ravvicinate, ma passa anche attraverso un nuovo e sincero modo di discutere, nel partito con gli iscritti e attraverso  incontri tematici con tutti i cittadini, per ascoltare e analizzare i loro problemi concreti; e, comunque, per il bene di tutti, come storico simpatizzante del PD, mai acritico né “tifoso”, nel momento in cui posso tranquillamente dire che, a mio modesto parere, si può ripartire ancora dal modo pacato ma fermo di Gentiloni e di Minniti,  ad altri dirigenti, come Renzi, Boschi, Lotti, Emiliano, Orlando, De Luca, Crocetta, ecc., consiglierei un po’ di “anni sabbatici”, anzi, credo, che  qualcuno  dovrebbe abbandonare per sempre la politica. A  Renzi, persona che, comunque, ho anche  apprezzato per alcune iniziative di rinnovamento delle Istituzioni, sconsiglio vivamente, come qualcuno ipotizza, la creazione di un nuovo partito che, a mio modesto parere, andrebbe incontro ad un vero fallimento, ottenendo al massimo un misero 2-3%; non segua i consigli di  alcuni  “fans” adulatori !!. 

Nel frattempo, però, molti esponenti “grillini” chiedono, spesso in modo arrogante, ai dirigenti del PD di appoggiare un loro governo e diversi intellettuali, giornalisti e/o politici sollecitano il PD a trattare, anche se penso che le sollecitazioni dovrebbero essere rivolte soprattutto ai Cinque Stelle  perché hanno vinto e quindi hanno l’onore e l’onere di aprire i “giochi” (alcuni, come Pif,  realmente interessati  a favorire un avvicinamento tra M. 5 Stelle e PD, altri che puntano ad eventuali poltrone governative in caso di accordo oppure, come i giornalisti “giocherelloni” del Fatto Quotidiano, a “fare sempre ammuina”  per poi  mettere sotto accusa i dirigenti democratici che non hanno cercato l’accordo). 

Ma è possibile, oggi, questa trattativa?

Pur tralasciando gli insulti, le volgari offese, le accuse di essere mafiosi e corrotti, in questo momento credo che la  grande diversità delle posizioni, soprattutto in economia ma anche sul piano socio-culturale (si pensi al “mantra” grillino della decrescita felice, del reddito di cittadinanza fin dalla nascita, senza l’obbligatorietà dei  vaccini, ecc., tanto per citare alcune problematiche), sia un ostacolo notevole ma se anche fosse possibile tentare l’impossibile, un eventuale accordo dovrebbe, secondo me, passare necessariamente attraverso un lungo, faticoso e “trasparentissimo”   percorso  fatto di: 

  1. un invito formale del Movimento 5 Stelle al PD e a Leu per fare un governo insieme seguito da congressi – referendum preventivi su questa ipotesi;
  2. serie e rigorose trattative per definire un programma ben preciso e condiviso, punto su punto , come quelle attuate  in Germania; 
  3. alla fine, congressi- referendum, veri e non virtuali, dei tre  partiti per il via libera  definitivo all’accordo. 

Solo così, sarebbe possibile iniziare a praticare, sempre “alla luce del sole”, come dicono i grillini, quel senso di responsabilità da tanti, anche inopinatamente, sbandierato per l’effettivo bene comune. 

PURA UTOPIA? FORSE.

Ma penso che sia ancora questa la democrazia!!!

Antonio Cucciniello 

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