BELLA CIAO

di Luciano Arciuolo

Dalle origini incerte (qualche studioso la fa risalire addirittura alla tradizione ebraica e a più di un secolo fa), “Bella Ciao” è diventata, negli ultimi anni, un inno universale. Ne esistono, infatti, tantissime versioni, in diverse lingue. Da ultimo è diventata un inno del movimento ambientalista mondiale che fa riferimento a Greta Thunberg, con il titolo “Do it now”. Insomma, viene cantata in tutto il mondo e piace ai giovani, perché è bella, orecchiabile e trasmette in modo naturale un messaggio di pace, speranza e libertà.

Ma in Italia Bella Ciao dà fastidio. E, badate bene, non solo ai fascisti e ai postfascisiti, ma anche ai cosiddetti “moderati”, in quanto “potrebbe dare fastidio a quelli di destra”.

E’ una ben strana argomentazione. E’ come dire che la canzone “Cento passi” dei Modena City Ramblers (che ricorda Peppino Impastato) non si deve cantare perché potrebbe dare fastidio ai mafiosi!

Eh sì, perché il fascismo e l’apologia di fascismo sono reati, in Italia. Sono reati, come la mafia. Lo dice la nostra Costituzione e lo chiariscono altre leggi dello Stato. Vediamo:

XII disposizione transitoria e finale della Costituzione Italiana: “E’ vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. In deroga all’art. 48, sono stabilite per legge, per non oltre un quinquennio dall’entrata in vigore della Costituzione, limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista.”

Legge n. 645 del 25.6.1952 (legge Scelba). Art. 1: “Ai fini della XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della Costituzione, si ha riorganizzazione del disciolto partito fascista quando una associazione o un movimento persegue finalità antidemocratiche proprie del regime fascista, esortando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principii, fatti e metodi del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista”.Art. 2: “Chiunque promuove od organizza sotto qualsiasi forma la ricostituzione del disciolto partito fascista a norma dell’articolo precedente è punito con la reclusione da uno a tre anni… “.

Legge n. 105 del 25 giugno 1993 (legge Mancino): … Condanna da sei mesi a due anni per “chi pubblicamente esalta esponenti, princìpi, fatti e metodi del fascismo…”.

C’è da dire, infine, che, dietro questa preclusione tutta italiana verso “Bella Ciao”, si nasconde in maniera subdola, ma interessata, l’idea, di matrice fascista, che la Resistenza sia stata una guerra civile tra due fazioni equivalenti e che, quindi, il 25 Aprile non ci sia niente da festeggiare, come dicono ormai senza nascondersi Salvini e la Meloni. Ma non è così.

Ricordiamo che i partigiani e gli alleati lottavano contro un nemico che aveva scatenato l’inferno in Europa e nel mondo, causando decine di milioni di morti, e che in palio c’era il destino della libertà e della democrazia. Per dirla con Massimo Gramellini: “… La differenza invece c’era ed era appunto politica. Se avessero vinto i reduci di Salò saremmo diventati una colonia di Hitler. Avendo vinto i partigiani, siamo diventati una democrazia.”

Cosa c’è da capire?

Luciano Arciuolo


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