“Nun tene scuorno” (Senza vergogna!)

di Mimmo Nigro

«Il nostro» quando sta in difficoltà la mette sempre in caciara, in rissa, portato dal suo ruvido e selvaggio istinto a dare appagamento solo alla pancia, anche a rischio di esporsi a magre figure come spesso gli è capitato. Ma lui, come si dice a Bagnoli, “nun tene scuorno”.

Con «il nostro» sembra di rivivere, ciclicamente, la esilarante scena del film “Così parlò Bellavista”, nella quale il vecchietto moribondo si sveglia soltanto ogni qualvolta sente parlare di soldi ed esclama «Nu’ milione, uanm ro’ Priatorio!». Succede lo stesso anche al «nostro» appena qualcuno osi parlare, fare domande, sollevare dubbi sull’operato dell’amministrazione Di Capua. Ma lui che c’azzecca con la Sindaca? É la domanda che si fanno in tanti a Bagnoli. E alla quale, per la verità, si sono già dati anche risposta. Oltretutto è alquanto imbarazzante per un Sindaco, che ha rivendicato sin dall’inizio del suo mandato autonomia di pensiero ed azione, assistere a queste frequenti, e chissà se gradite, invasioni di campo.

«Il nostro» probabilmente, vuol rimarcare i confini del (suo) potere, ricordare a tutti gli addetti ai lavori, e persino a lei, chi veramente comanda e decide in questa amministrazione.

Il Circolo PT39, invece, è da tredici anni che fa sempre la stessa cosa: pone domande. A tutti. Ricordiamo a mo’ di esempio quelle alquanto orticanti e poco gradite fatte all’avvocato Chieffo sulla monorotaia e sull’allocazione dei bagni nella villa comunale; quelle fastidiose ed impertinenti fatte all’ex sindaco Filippo Nigro sulla sua presunta incontinenza in consiglio comunale, sui cani randagi e sul degrado del Laceno; e adesso quelle poco accomodanti, ma assolutamente attinenti, fatte al primo cittadino Teresa Di Capua.

«Il nostro» ha scarsa memoria, ma forse in questo momento gli fa comodo non ricordare. Chiamatela se volete incoerenza, la stessa che reitera da decenni anche in politica, dove in un batter di ciglia è capace di passare dal mitico guerriero Che Guevara al boy scout Matteo Renzi e, con triplice salto mortale, ritornare alle origini; oppure auto attribuirsi il ruolo di eroico partigiano nella lotta al potere demitiano e, in una notte, con un altro salto mortale, passare a co-ideatore e co-esecutore del più vergognoso ed abietto accordo di potere con i fedeli alfieri del Re di Nusco. E lui, come sempre, non si scompone, non prova alcun imbarazzo, tanto “nun tene scuorno”.

«Il nostro», inoltre millanta aderenze politiche ed eserciti di adepti che, però, non trovano riscontro sul campo. Nelle elezioni amministrative del 2018 la lista da lui sponsorizzata ha rischiato la peggiore delle figuracce contro una squadra, a suo dire (a loro dire), arrabattata all’ultimo istante, di “poveri pastori” e “senza titoli”, impresentabile. Quel che è certo è che senza la sua imbarazzante presenza per la compagine vincente, chissà, il risultato poteva essere addirittura migliore. Di recente non gli è riuscito nemmeno la “scalata” a quello che era rimasto del circolo locale del Partito Democratico, dove bastavano solo sette/otto iscritti per far valere le proprie ragioni. È oramai un’icona non più spendibile, improponibile, che sottrae e non aggiunge consensi. È un mediocre bluffer. Ma lui tira avanti, tanto “nun tene scuorno”.

«Il nostro», da navigato e abile uomo d’affari, un ineffabile faccendiere, è comunque da comprendere, da giustificare, forse compatire, cerca sempre di annusare dove si direziona il vento per ottimizzare al massimo i suoi “investimenti”. Lui è abituato a governare le persone e gli eventi, a muovere le fila e a dare ruoli e incarichi, sempre in funzione dei propri interessi però. Ha un’azienda da portare avanti. È pur sempre un padre di famiglia.

«Il nostro» allora, facendo proprie le armi di distrazione di massa ed auspicando l’implosione dell’associazione, parla e scrive da socio fondatore del Circolo. Ma che c’azzecca? Occorre essere e sentirsi oggi, oltre che ieri, parte integrante di quel progetto, condividerne il percorso che nei suoi sviluppi ha avuto – suo malgrado – unanimi e diffusi apprezzamenti. La linea adottata in tutti questi anni è probabilmente quella che più ha convinto sia gli aderenti che i concittadini. Stia sereno (lui!!!), la nostra è comunque un’associazione assolutamente democratica, a breve ci sarà l’assemblea dei soci e verranno rinnovate le cariche del Direttivo. Saranno gli iscritti al Circolo a giudicare l’operato di chi ha ricoperto ruoli di responsabilità e a scegliere chi dovrà rappresentarli e guidarli per il futuro. Coraggio, ci riprovi, che questa può essere per davvero, e finalmente, la spallata decisiva. Il paese gliene renderà gloria.

E allora tutta sta montatura attorno a PT39 appare soltanto, e come sempre, fumosa e pretestuosa, non pertinente.

Il fatto che «il nostro», non sia riuscito, almeno finora, a modellare il Circolo Palazzotenta39 a propria immagine e somiglianza, funzionale ai suoi interessi, lo rende irascibile, ansioso, in preda al panico. Deve, però, farsene una ragione, non tutto è acquistabile, non tutto ha un prezzo. Ci sono anche, e per fortuna, perfino nel nostro paese, persone libere, non ricattabili, con una propria dignità, che non si piegano a certe miserevoli logiche di “mercato”. Ma lui però insiste, ci riprova, tanto “nun tene scuorno”.

Mimmo Nigro


Così parlò Bellavista – Nu milione …

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