Finchè c’è guerra c’è speranza (1974, film di e con Alberto Sordi)

di Luciano Arciuolo

Io non ho mai avuto difficoltà ad ammettere che sono un uomo di parte, orgogliosamente di parte. Ma credo di essere assolutamente obiettivo se dico che, da quando si sono affacciati alla ribalta della politica internazionale i cosiddetti sovranisti (che poi sono fascisti che si sono dati una faticosa riverniciata, spesso neanche ben riuscita), il mondo è diventato un posto molto meno sicuro e che, anzi, fa una paura tremenda.

Ha cominciato qualche decennio fa Putin, rispolverando il mito della Grande Madre Russia, e siamo andati avanti con personaggi francamente inquietanti, come i Le Pen in Francia, fino ad arrivare ad una macchietta diventata tragicamente realtà, quella del “Fai di nuovo grande l’America” di Donald Trump (a chi pensa che non sia una macchietta, vorrei ricordare che Trump pensa di prendersi la Groenlandia e il Canada). E non è un caso se proprio Putin e Trump sono gli idoli di Salvini e di tutta la destra italiana.

E’ innegabile, infatti, che con la comparsa del sovranismo la parola “guerra” ha trovato nuovamente legittimazione, nel mondo e soprattutto in Europa, dove per quasi 80 anni era stata semplicemente bandita. La guerra stessa si è presentata all’umanità nella sua veste più spietata ed è entrata nelle nostre case, attraverso i telegiornali, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Siamo tornati d’improvviso alla guerra come “igiene del mondo”, per dirla alla moda dei futuristi di più di 100 anni fa. Non solo: è caduto il tabù delle armi nucleari, delle quali altissimi dirigenti russi parlano ormai come di cose banalmente normali.

Il fatto è che se tu vuoi fare più grande una nazione, lo devi fare a discapito di un’altra nazione, come la racconterebbero i bambini. E, se le cose continuano così, non abbiamo scampo: prima o poi la guerra interesserà anche noi che, grazie all’Europa unita, non l’avevamo mai vista.

Luciano Arciuolo

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