Il Convegno del PCI a Bagnoli nel 1976: “Si acuisce il dramma dell’occupazione con le migliaia di emigrati che tornano”

L'Unità

Il documento storico che vi proponiamo in questo numero di Fuori dalla Rete riguarda il convegno organizzato dalla locale sezione del PCI di Bagnoli nel giorno dell’Epifania del 1976. Bagnoli, oggi come allora si trovava ad affrontare il dramma dell’ occupazione. Il ritorno in paese, degli emigranti che avevano perso il lavoro in terra straniera, aggravava ulteriormente la situazione. Da qui l’iniziativa, della locale sezione del partito comunista, di occuparsi di un problema che interessava tante famiglie bagnolesi, alla presenza di  politici di rilievo regionale e nazionale. Una sezione che si prodigava di  supportare la classe operaia e le tante famiglie bagnolesi.  G.T.


Si acuisce il dramma dell’occupazione con le migliaia di emigrati che tornano

Devono essere inseriti nel generale movimento di lotta per lo sviluppo economico e sociale della Campania. La relazione del compagno Quagliariello che propone una conferenza regionale sull’emigrazione. Le conclusioni di Dino Pelliccia.


Il flusso di ritorno degli emigrati nei loro paesi d’origine sta determinando un ulteriore aggravamento delle condizioni complessive della occupazione nella nostra regione. Sfruttati fino all’osso fin quando le economie europee «tiravano», sono stati i primi a essere colpiti dalla crisi che ha investito i paesi di tradizionale destinazione: Germania, Belgio, Svizzera. I licenziamenti sono stati massicci. Gli emigrati hanno fatto ritorno in quei paesi che avevano lasciato in cerca di lavoro a prezzo di grossi sacrifici (separazione dalle famiglie, impatto con comunità ostili). E che cosa hanno trovato al loro ritorno? Lo ha detto con semplicità ma anche con molta efficacia il compagno Pagnotta, un contadino che per molti anni ha lavorato all’estero: condizioni di vita peggiori di quelle alle quali avevano tentato di sfuggire e nessuna forma di assistenza né garanzie per un inserimento nel tessuto produttivo. Questi problemi sono stati al centro del convegno che, promosso dalla federazione irpina del PCI, s’è svolto a Bagnoli Irpino a testimonianza della sensibilità del nostro partito verso i problemi degli emigrati da collocare oggi nel più ampio contesto della lotta per lo sviluppo economico e sociale. Il compagno Francesco Quagliariello, che ha svolto la relazione introduttiva, ha posto nel giusto rilievo le responsabilità, sia a livello nazionale che regionale, per i ritardi che si accusano nella applicazione delle leggi che, sia pure sotto l’aspetto assistenziale, potrebbero alleviare i disagi degli emigrati. Naturalmente non ci si può limitare a questo. Di qui la proposta avanzata dal relatore di una conferenza regionale sull’emigrazione — da tenere a tempi brevi — da cui far scaturire un piano di emergenza collegato naturalmente a un programma di interventi a più largo respiro per rimuovere le cause del fenomeno dell’emigrazione e per assicurare agli emigrati rientrati il loro inserimento nella produzione. L’aspirazione legittima di questi lavoratori a avere una occupazione non è dissimile da quella delle centinaia di migliaia di disoccupati della Campania. Ecco perché, come sottolineato anche da compagno Lucio Fierro, occorre saldare la lotta degli emigrati con quella dei lavoratori, del movimento contadino, del disoccupati, del giovani in cerca di prima occupazione per creare un fronte di lotta quanto più ampio possibile che eserciti l’indispensabile pressione per una ripresa dell’economia, specialmente nelle zone interne. Questa ripresa ha i suoi presupposti certi nella grande massa di lavori pubblici che, finanziati, non ancora hanno visto il loro avvio. Su questi aspetti specifici della più complessa questione si è soffermato Michele Rinaldi della CGIL regionale. Ha ricordato che ci sono 105 miliardi pronti per le opere infrastrutturali nella valle dell’Ufita dove deve realizzarsi l’insediamento Fiat; che altri 60 miliardi di opere sono state programmate per il nucleo industriale di Avellino; che ancora 14 miliardi sono disponibili per servizi e attrezzature sociali nella città capoluogo. Perché non si rimuovono gli ostacoli burocratici e politici che impediscono lo avvio di queste opere? Non si risolverebbe certo il problema di fondo ma indubbiamente la situazione occupazionale ne risentirebbe in modo positivo. Rinaldi, così come Fierro, ha espresso il timore dell’insorgere di spinte corporative e incontrollate e della possibile strumentalizzazione del malessere da parte di forze con chiari intenti eversivi. Questi pericoli possono essere evitati dando al movimento di lotta, nel quadro di una strategia che tende a un nuovo modello di sviluppo, obiettivi concreti e di rapido conseguimento. Da questo discorso non possono naturalmente estraniarsi gli enti locali e più specificamente la Regione. Occorre coinvolgerli sempre più organicamente nella comune lotta per nuovi indirizzi economici fondati sullo sviluppo dell’agricoltura e, più complessivamente, del Mezzogiorno. Il compagno Quagliariello ha accennato, a proposito dell’agricoltura, ai piani da realizzare per l’irrigazione, la forestazione e la zootecnia. E’ solo affrontando questi problemi, risolvendo i nodi che ostacolano il dispiegarsi delle potenzialità umane e materiali della nostra regione, che si può avviare un discorso di arresto dell’attuale disgregazione e di inversione di tendenza. Tutto questo non può prescindere, è ovvio, dalla organizzazione del movimento che non può certo articolarsi a livello di comune perché andrebbe incontro a una frantumazione difficilmente riconducibile a un quadro più ampio. Di qui, dunque, l’esigenza che si vada a una organizzazione a livello di zona. E’ in questa direzione che occorre procedere. Dal dibattito, al quale hanno dato il loro contributo Michele De Luca, il prof. Crisci, il sindaco di Bagnoli Irpino, compagno Corso, Capaldo, Moscariello. Cillo, Gabriele e Petrulio, sono emersi pareri contrari alla proposta del compagno Quagliariello per un piano di emergenza. Si sono espressi timori per una eventuale limitazione degli interventi all’emergenza senza una visione del problema che abbia una più ampia prospettiva. Non ci pare però che la proposta del compagno Quagliariello possa essere cosi interpretata. Non a caso egli ha detto che queste iniziative di intervento immediato debbono scaturire da una conferenza regionale sull’emigrazione, dove certamente i problemi non possono essere limitati alla contingenza. Non a caso Quagliariello ha anche richiesto che venga fatta funzionare la consulta regionale per l’emigrazione. A conclusione del convegno è intervenuto il compagno Dino Pelliccia della commissione nazionale per i problemi dell’emigrazione. Dopo una rapida disamina dello cause dell’attuale crisi economica che attanaglia le economie dello occidente europeo, il compagno Pelliccia è entrato più specificamente nel tema del convegno e s’è detto d’accordo con la proposta della conferenza regionale sull’emigrazione. Ha sostenuto, infine, l’opportunità di studiare attraverso quali meccanismi possa realizzarsi, anche per gli emigrati che rientrano, la applicazione delle misure previste dal provvedimento per la ristrutturazione industriale a favore di quei lavoratori che perderanno l’occupazione.

Sergio Gallo (L’Unità del 06.01.1976)

(da Fuori dalla Rete, Giugno 2021, anno XV, n. 3)

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